Tutto pronto per l’inaugurazione di “Creative Act”. L’appuntamento è per il 7 aprile nella sede storica del Comune di Pompei, che ha patrocinato l’evento in collaborazione con il Centro d’Arte e Cultura Gamen e l’Associazione Culturale “l’Essenzialista”.
Il municipio pompeiano apre le porte all’arte contemporanea, ospitando un’esposizione nazionale di ampio respiro. “L’atto creativo”, libero o ispirato, diventa protagonista assoluto della mostra curata da Stelvio Gambardella e da Carlo Improta con l’intervento del Critico d’Arte Prof. Giovanni Cardone.
Imponente il numero dei partecipanti. Ad esporre saranno infatti 36 artisti provenienti da tutta Italia: Manuela Lavezzi , Bruno di Nola, Mario Napoletti, Aniello Savaro, Aurora Baiano ,Gianpaolo Arionte, Maria Scala, Giovanni Ariano, Chiara Rojo, Emilia Sensale, Luigi Bruno, Barbara Manzo, Lucio Alessio, Francesco Ramaglia, Francesca Pirozzi, Bruno di Nola, Silvia Rea, Chiara Nastro, Stelvio Gambardella, Carlo Improta, Mena Pagnani, Umberto Cesino, Carmela Cafaro, Anna Nuzzo, Mario Citro, MariaRosaria Esposito, Concetta Marrocoli, Elio Marino, Giovanni Villapiano, Yajaira M. Pirela, Laura Negrini, Russo Gennaro, Adriano Petrucci, Antonio Peluso, Catello Raffone.
Nell’elenco compare anche il nome di una pompeiana. Si tratta della giovane pittrice Chiara Nastro.
Al vernissage inaugurale interverranno : la Dott.ssa Marianna Di Paolo Giornalista, Dott. Francesco Piccolo Presidente dell’Associazione Culturale “Oltre I Confini Gioventù Europea” , Dott. Rosanna Rivas Giornalista , Scrittrice e Presidente Regionale della Universum Academy Switzerland.
La serata sarà anche l’occasione per presentare i libri “Il Sangue dei Martiri” – La Vera Storia della Rivoluzione Napoletana del 1799 e L’ Essere che non c’è.
A riflettere sul titolo della collettiva, il Prof. Giovanni Cardone che afferma: L’arte ossia quella che chiamiamo opera d’arte o opera creativa è la creazione dell’individuo-artista; è cioè il prodotto di un individuo che ha vissuto e vive nel suo tempo e nel suo spazio, che è soggetto di storia e oggetto della storia. L’individuo è un’entità che nel tempo e nello spazio costruisce giorno dopo giorno la sua mutevole e progressiva identità (cioè la sua storia). Niente esiste al disopra dell’individuo e della sua specifica individualità; al di là di lui esistono soltanto altri individui, ovviamente diversi l’uno dall’altro, perché diversa è la storia personale di ognuno di essi. L’arte è sempre espressione del suo tempo, cioè del tempo in cui l’artista è cresciuto e in cui vive socialmente e culturalmente; e in cui opera secondo le tecniche in uso, che spesso è lui stesso a inventare, e le conoscenze acquisite. Come prodotto dell’individuo l’arte è storia; non ha un valore in assoluto, ma un valore legato al tempo e allo spazio; è storia, non metastoria. L’arte come creazione non è un mezzo, ma un fine; l’arte è disinteressata; lo è anche quando è commissionata. L’artista che crea non ha altri obiettivi, nel momento in cui crea, che l’espressione del mondo che si agita dentro di lui; quando crea, non pensa a fini morali o sociali o politici o religiosi; se lo facesse, non sarebbe più un libero creatore di arte. A differenza dell’atto morale, che presuppone di necessità un “altro”, senza il quale la moralità non avrebbe possibilità di esprimersi, l’atto creativo può concludersi in se stesso, anche senza bisogno di fruitori. La fruizione estetica da parte di altri appare tuttavia come il naturale coronamento dell’atto creativo dell’artista; ed è comprensibile l’ambizione dell’artista che l’opera che ha creato sia conosciuta e sperabilmente apprezzata. Anche la fruizione è un atto creativo, perché quando gode l’opera creativa il fruitore ricrea o cerca di ricreare in se stesso l’opera goduta; e anche la fruizione estetica è disinteressata come disinteressata è la creazione, perché il fruitore non ha altro scopo, in quel momento, che il godimento di essa. Ogni artista ha la sua “poetica” ossia una sua interpretazione della propria opera creativa; è l’idea di quello che intendeva creare, non necessariamente l’idea di quello che ha creato. La poetica dell’artista può però aiutare il fruitore e facilitare il suo processo di fruizione. Appena creata, l’opera creativa diventa una cosa, un oggetto; e come tale, se resa pubblica, si assoggetta ai criteri di valutazione di ogni prodotto, acquistando sùbito anche un valore extraestetico: sia commerciale (la pittura come prodotto da comprare, secondo il mercato, e su cui investire), sia decorativo (i quadri nelle sale di alcuni luoghi pubblici o di case private), anche sociale e politico (come l’antico “realismo socialista”, come i grandi affissi della Rivoluzione culturale cinese); in alcuni casi, specie nel passato, anche religioso (la pittura sacra, la chiesa, il campanile). La critica d’arte ha senso quando analizza le caratteristiche dell’opera, i modi e le tecniche della creazione, l’anamnesi dell’artista che l’ha creata, cioè le sue esperienze culturali, i suoi precedenti di creatore; e tutto col compito istituzionale di aiutare il fruitore prima a capire, se necessario, e poi a ricreare dentro di sé l’opera e a godere della sua fruizione.
E l’estetica di Benedetto Croce? La grandezza di Benedetto Croce sta nell’aver fissato, una volta per tutte, non quello che è l’arte, ma quello che l’arte non è, e di avere stabilito gli elementi di base di ogni ragionamento estetico. Il resto dell’estetica di Croce fa parte di quelle “verità” filosofiche che la storia distrugge via via e sono la base delle nuove “verità”. Come omaggio a Benedetto Croce e come riconoscimento di quanto gli dobbiamo anche nei nostri ragionamenti sull’arte, ecco i versi di Ungaretti che sembrano riassumere il meglio della sua estetica: “Poesia è il mondo, l’umanità, la propria vita fiorita dalla memoria, la limpida meraviglia di un delirante fermento”.
Parole, quelle del Prof. Cardone, che rimandano all’idea di un’artista che proietta il suo vissuto nell’opera che crea. L’atto creativo diventa riflesso della dimensione spazio-tempo nella quale l’artista si muove.
Grande attesa dunque per la mostra “Creative Act”. E, andando a memoria, si può affermare che mai Palazzo De Fusco aveva ospitato un così nutrito gruppo di artisti, molti dei quali di caratura nazionale.Un’ esposizione destinata a creare, senza dubbio, un interessante precedente.
Marianna Di Paolo