Architetti penalizzati a favore dei burocrati: ingiustizia da combattere

Ignazio-Messina-IdvLa crisi che ha coinvolto il nostro Paese negli ultimi anni ha riguardato purtroppo anche il settore edilizio con la conseguente contrazione del mercato. Sono diminuite le opportunità di lavoro per le categorie del comparto e le professionalità del settore, come quella degli architetti, sono state ingiustamente penalizzate e ghettizzate da politiche sbagliate e prevenute.

In particolare, uno dei punti più critici riguarda la possibilità – a partire dalla famigerata Legge 109/94 (cosiddetta Legge Merloni) – assegnata agli Uffici Tecnici dei Comuni di avocare a sé l’espletamento dei vari incarichi professionali relativi alla progettazione e alla direzione dei lavori, per qualsiasi intervento a carattere pubblico. Approfittando di questa opportunità, conferita loro da una legislazione di settore ingiusta e discriminatoria nei confronti dei liberi professionisti, gli Utc comunali scelgono quasi sempre la strada di “assegnare a se stessi” i vari incarichi tecnici (progettazione, piano di sicurezza, direzione lavori, ecc.), facendoli espletare al proprio personale interno ad una percentuale pari al 2% per ciascun incarico, lasciando così “a bocca asciutta” tutti i professionisti esterni (e sono tantissimi), tra i quali soprattutto architetti e ingegneri.

Tutto ciò consente, iniquamente, a quanti – dipendenti degli Utc comunali – già percepiscono uno stipendio (spesso lauto, come quello dei funzionari e dei dirigenti) di arricchirsi mettendo insieme tante percentuali del 2% sugli incarichi tecnici interni, le quali, sommate tra loro, a fine anno rappresentano un vero e proprio tesoretto che va ad incrementare lo stipendio già percepito in qualità di dipendenti pubblici. Tutto ciò, ovviamente, avviene a scapito e sulla pelle delle libere professioni, che vedono costantemente ridotte al lumicino le proprie possibilità di accedere ai vari incarichi pubblici per sbarcare il lunario e far fronte ad una tassazione e ad oneri contributivi di anno in anno più insostenibili.

Ora basta! La gravissima crisi economica in atto e la necessità di sopravvivenza delle libere professioni, mediante un vero ed incondizionato accesso agli incarichi pubblici, richiedono una immediata e radicale inversione di tendenza. In tal senso, la legislazione vigente sui lavori pubblici va totalmente rivista, eliminando la possibilità – attualmente in capo agli Utc comunali – di far svolgere incarichi professionali al proprio personale interno, determinando, di fatto, un indiretto “illecito arricchimento” dei dipendenti pubblici ai danni dei liberi professionisti.

Tutti gli incarichi tecnici, al contrario, dovrebbero, per legge, essere svolti da tecnici esterni.
Sono d’accordo, pertanto, con gli architetti quando affermano che è stato dato un enorme potere ai burocrati dell’amministrazione e quando portano avanti la battaglia contro l’appalto integrato, che rappresenta una riedizione dell’appalto dato in concessione, a suo tempo criticato come modello di malaffare e corruzione.

È ora di porre un freno alla concorrenza sleale fra enti pubblici e libere professioni. E se aggiungiamo il fatto che, sempre più spesso, si vedono tecnici che svolgono un doppio lavoro, dividendosi fra strutture pubbliche e attività private, togliendo possibilità occupazionali ai colleghi liberi professionisti, il quadro è completo.

Si tratta una pratica palesemente scorretta, che andrebbe eliminata per legge.
L’esercizio della professione va regolamentato, mettendo ordine e delineando i compiti fra le figure professionali. Il mondo politico purtroppo, quando si è occupato della riforma degli ordini professionali, lo ha sempre fatto senza cognizione di causa, perdendo la possibilità di valorizzare e promuovere il ‘progetto d’autore’, di regolamentare e limitare adeguatamente l’attività di progettazione della pubblica amministrazione e di rendere il mercato realmente aperto all’affermazione del merito. In tal senso, una delle cose più gravi è stata l’abitudine ad assegnare gli incarichi nei lavori pubblici basandosi quasi esclusivamente su regole economiche e non di merito, eliminando così dalla scena i piccoli e i giovani professionisti.

È ora di operare un’inversione di tendenza e di tornare a puntare sulle idee, sul talento, sul rispetto delle professionalità. Le istituzioni devono nuovamente investire sulle libere professioni, che sono state, praticamente per un ventennio, progressivamente penalizzate ed emarginate, come se ci fosse un preciso disegno al riguardo.

Noi di IdV vogliamo sostenere fortemente questa battaglia e porteremo avanti tutte le iniziative politiche necessarie a restituire alle libere professioni la dignità e le opportunità che meritano e di cui sono state per troppo tempo private.

Ignazio Messina
segretario nazionale Idv

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