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Il prefetto Manzo: “I cittadini sapranno superare le avversità”

Prefetto Pasquale Manzo

Nella sua stanza del Palazzo di Città, un tempo di proprietà dei Carafa, ci accoglie con un sorriso il commissario prefettizio Pasquale Manzo. Il discorso subito si incentra sui problemi che affliggono Torre del Greco e si percepisce che il Prefetto è dotato di una sensibilità d’animo tale da cogliere le sfumature artistiche, paesaggistiche e architettoniche della città del corallo, quasi dimenticate dagli stessi torresi.

Eppure, la memoria storica permette non soltanto di evocare il passato e di vivere il presente ma, ed è essenziale, di progettare il futuro. “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”, diceva Indro Montanelli.

Il futuro di una città, dunque, non può prescindere dalla ricostruzione del suo passato. Sulle tracce di un percorso artistico, storico paesaggistico, Turris Octava (l’antica denominazione di Torre del Greco) si presentava con un territorio esteso, rurale, accogliente, a misura d’uomo, rassicurante. La città è, oggi, densamente popolata e soffre di diverse criticità. Non può certo trasformarsi di colpo in una città virtuosa, deve, però, legittimamente aspirare a rientrare nei circuiti turistici per tutto ciò che può e sa offrire: dai prodotti dell’enogastronomia, alla bellezza dei gioielli che vi si lavorano, al privilegio di essere incastonata tra il Vesuvio e il mare.

In ogni dove, insomma, c’è uno scorcio d’arte, una villa settecentesca vesuviana, un paesaggio mozzafiato dove vive un popolo di lavoratori che ha la vocazione del mare, della terra con i suoi prodotti tipici, le serre ricche di fiori, le botteghe artigiane dell’oro rosso, le attività commerciali. Torre del Greco è stato e rimane, per il suo retaggio, un luogo che ha ispirato e, certamente, ispira poeti, musici, cantori, scrittori, attori in una incessante evocazione della vita e della morte. Essa, la Città, è fucina d’artisti e di grandi lavoratori. La Città del corallo, dei fiori e del mare è anche città leopardiana. Non può non assurgere a dignità d’arte inserendosi, a pieno titolo, nell’agone del turismo internazionale.

Il prefetto crede fortemente nello spirito tenace dei torresi perché sono capaci di attuare il cambiamento che da tempo si aspira. Pasquale Manzo ha dichiarato: “Credo che i torresi siano forti e volitivi. Una parte della popolazione vanta una lunga tradizione marinara. Chi affronta il mare ha un carattere capace di superare qualsiasi burrasca. Altri si sono dedicati alla lavorazione del corallo, hanno una mentalità aperta, venendo a contatto con tante realtà lontane ed eterogenee. Pertanto sapranno individuare le vie di uscita, grazie alle loro capacità di superare le avversità. Il Comune dovrà dare un impulso alle risorse della città, anche attraverso i Programmi di Integrazione Urbana (Più Europa) che renderanno, con un attento restyling urbano, la città più vivibile. Torre del Greco è in una posizione centrale del Golfo di Napoli e la sua centralità geografica, rispetto alla fascia costiera, si estrinseca anche e soprattutto con le sue tradizioni e la sua storia”.

Occorre, dunque, uno scatto di orgoglio e risalire la china, affinché Torre del Greco non sia “la provincia addormentata” del libro di esordio di Michele Prisco nel 1949, ma centro dinamico di espressività artistica, di vivacità culturale e di floridezza economica.

Rossella Saluzzo

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