Posa della prima pietra a Ercolano per la nuova caserma dei carabinieri situata a ridosso del vecchio comando vigili in una traversa di via IV Novembre. Prima e si spera non “ultima”: la comunità è scettica nei confronti dell’operato delle istituzioni locali e si chiede come mai ad oggi non si sia ancora provveduto a chiarire pubblicamente le motivazioni reali del sequestro dell’altra caserma del carabinieri in località Miglio d’Oro (già via Doglie).
Sito militare ultimato e sequestrato a tempo record ( mai abbattuto però) con tanto di cartellone identificativo del cantiere recitante Ministero della Difesa. Ancora incomprensibile inoltre il silenzio in relazione al mancato funzionamento del servizio di videosorveglianza in paese: agguati mortali di camorra effettuati sotto telecamere “ornamentali” , atti vandalici ai danni del Mav (Museo Archeologico Virtuale) devastanti per il perimetro esterno della struttura con i video di sicurezza sempre inutilizzabili per mancato funzionamento delle apparecchiature e ad oggi ancora nessuna risposta da parte dell’amministrazione comunale.
Altro che posa della prima piena e pubblicità di opere editoriali redatte da politici: Ercolano necessita di concretezza per risalire la china. I professionali e valorosi uomini della Benemerita hanno pienamente diritto di godere di un supporto logistico adeguato all’oneroso ruolo ricoperto sul territorio e alle uniformi dello Stato va indiscussa la gratitudine e la stima dei cittadini. Basta però con il “fumo negli occhi”, con le passerelle elettorali e quel che è peggio con la scarsa considerazione dell’intelligenza del popolo ercolanese da parte di qualche pezzo da novanta trapiantato da tempo a Roma.
In paese si vuole la “verità”: troppe discordanze, anomalie gestionali e disfunzioni elettorali per non pretendere la verità. Ercolano agonizza e chiede a viva voce un atto estremo di lealtà da parte di chi ha l’onore, a vari livelli, di rappresentarla pubblicamente. L’ilarità, la resinarità contestata impietosamente agli onesti ercolanesi fa male: è giunto il momento di mostrare i contenuti e lo spessore culturale di un paese che vanta a pieno titoli duemila anni di storia.
Alfonso Maria Liguori