Trivellazioni a Bagnoli, scatta l’inchiesta

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La Procura di Napoli ha aperto una inchiesta sulle ricerche geotermiche per produzione di energia elettrica nei Campi Flegrei, densamente urbanizzati, mediante reiniezioni di fluidi ad alta pressione nel sottosuolo già instabile.

Su Corriere della Sera/inchieste è apparso un articolo di Amalia De Simone che comunica l’apertura di una inchiesta della Procura di Napoli sulle ricerche geotermiche per produzione di energia elettrica nel «supervulcano» dei Campi Flegrei.

Dopo un esposto firmato da alcuni comitati di cittadini e in particolare dal comitato rischio vulcanico, il pm Stefania Buda ha aperto un fascicolo e sta indagando su tutta l’operazione. La sua attenzione si concentra in particolare su due filoni. Uno che riguarda prevalentemente l’aspetto economico e della spesa pubblica e l’altro invece che si concentra proprio sulla pericolosità dell’operazione contestata da molti scienziati di fama mondiale come Giuseppe Matrolorenzo.

“La vicenda più interessante o meglio per noi inquietante – denucniano il membro del’ esecutivo nazionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il capogruppo del Sole che Ride al Consiglio Comunale di Pozzuoli Paolo Tozzi – è che dopo le ultime trivellazioni promosse dal progetto «Campi Flegrei Deep drilling project» a guida italiana con l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv) ci furono delle scosse di terremoto proprio nell’ area flegrea che spaventarono la popolazione locale per la loro forza. Ancora oggi tra l’ altro non sono noti i risultati di queste perforazioni ed i fondi spesi che hanno sottoposto a nostro avviso ad un rischio inutile e gratuito la popolazione. Il principio di precauzione infatti dovrebbe impedire di effettuare questo tipo di indagini in aree urbane densamente abitate. Inoltre nei Campi Flegrei non c’è alcuna energia geotermica da scoprire in quanto tale risorsa esiste ed è ben nota sulla base di attività esplorative di Agip-Enel effettuate negli anni 70.
L’ unica cosa certa è che hanno perforato in un’ area che è stata sottoposta a sequestro a causa di notevoli agenti inquinanti e che il responsabile di questa operazione il Prof. Giuseppe De Natale è stato promosso direttore dell’Osservatorio Vesuviano”.

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