“To be, or not to be, that is the question” – Essere, o non essere, questo è il dilemma (nella traduzione in italiano) è la frase che pronuncia il principe Amleto all’inizio del soliloquio che apre la prima scena del terzo atto della tragedia di William Shakespeare. È una delle espressioni più celebri della letteratura di tutti i tempi, ed è stata oggetto di numerosi studi e diverse interpretazioni. L’interrogativo esistenziale del vivere (essere) o morire (non essere) è alla radice dell’indecisione che impedisce ad Amleto di agire (il famoso «dubbio amletico»).
In occasione del 450° anniversario della nascita di William Shakespeare (nato a Stratford-upon-Avon il 23 aprile 1564), il 31 marzo e il 1° aprile, sulle tavole del palcoscenico dell’aula magna dell’Istituto Comprensivo Statale don Bosco-Francesco d’Assisi di Torre del Greco, i protagonisti indiscussi della kermesse teatrale sono stati gli alunni della scuola primaria, impegnati nell’analisi della bellezza quale possibilità educativa, l’imprevisto per il quale l’uomo è forse soprattutto emblema di un equivoco (Che opera d’arte è l’uomo! – Amleto – Atto II, scena 2) e l’incontro tra Amleto e Ofelia che provoca lo smarrimento della figlia del consigliere di corte di Danimarca, Polonio.
Nell’ambito della rassegna di incontri dedicati alla letteratura, all’arte e alle scienze, giunta all’ottavo anno, la dirigente scolastica Maria Grazia Paolella e l’attore Ferdinando Maddaloni, actor’s coach, docente universitario di “Storia del Cinema” presso l’Università Federico II di Napoli e l’Ateneo di Salerno, si sono assunti l’onere di fare una sperimentazione sincrona di natura sia didattica che artistica: offrire ai ragazzi nuovi percorsi di crescita, in un diverso contesto culturale, capace di influenzare sostanzialmente la percezione del grado di “moralità”, o di “accettabilità sociale” delle azioni degli individui.
La lezione di Ferdinando Maddaloni, coadiuvata dall’actor’s coach Carmen Femiano e da Fabiana Mennella, che, in lingua inglese, ha recitato alcune parti della tragedia, non ha previsto soltanto la “messa in scena” dell’Amleto, ma ha aiutato i giovani allievi a comprendere la tragedia shakespeariana in profondità, tra narrazione e immedesimazione. Un doppio invito al teatro, dunque, che è emerso con grande energia.
“Il testo dell’Amleto è immortale, la lezione di Shakespeare è imperitura, resiste nel tempo, nel cambio generazionale, nella variazione dei costumi. Amleto, combattuto tra l’essere e il non essere, è l’emblema dell’uomo moderno che vive un dramma interiore, sospeso tra l’inazione e la vendetta” – afferma Maria Grazia Paolella.
Il dubbio amletico, in particolare, è stato approfondito dai ragazzi che hanno scrutato le ragioni dell’angoscia che tormenta l’uomo moderno, compresso tra l’azione e l’indifferenza e sono giunti alla conclusione che: “Essere è lottare per la propria città, per la Costituzione del proprio Paese. Combattere per affermare la pace e la speranza, perché non si verifichino più disastri criminali come accaduto nella terra poi chiamata “dei fuochi” che ha perduto la luce del sole. Dobbiamo apparire e mai sparire. I want to be winner in my life” (Io voglio essere vincitore nella mia vita) è il grido corale che emerge da due giornate di lezioni, in quel viaggio interiore che ha condotto gli spettatori all’incontro con il proprio Io.
“Questi sono gli adulti del futuro” ha esclamato con orgoglio Ferdinando Maddaloni, che ha citato con maestria, dal Canto XXVI dell’Inferno di Dante Alighieri, il famoso verso: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Un invito ad attraversare il limite estremo del mondo conosciuto, a superare il limite geografico e quello della conoscenza: gli uomini non sono stati creati per essere bestie ignoranti, ma per seguire le virtù e approfondire la conoscenza.
Rossella Saluzzo