I crolli dell’arco di via Quarantola e il mutismo delle istituzioni

Facciata dell'arco napoleonico di via Quarantola, Gragnano
Facciata dell’arco napoleonico di via Quarantola, Gragnano

In via Quarantola, una delle tante arterie che collegano Gragnano alla città di Castellammare di Stabia, è possibile ammirare, sconosciuto ai più, un monumento di rara bellezza: si tratta di un arco in stile neoclassico, modellato su esemplari francesi in voga nel periodo napoleonico. L’arco costituiva un tempo il monumentale accesso alla masseria Cardone, composta da 40 ettari di terreno fertilissimo, piantato a frutteti e vigneti. Alle sue spalle, troneggia ancora oggi un pino secolare che segnava il confine della proprietà agricola.

La situazione oggi è molto diversa. La terra è sopravvissuta in ettari frazionati, aggredita dal cemento. Di quella favolosa arcata resta solo uno scheletro traballante, che giorno dopo giorno perde pezzi, sotto i colpi dell’incuria e dell’indifferenza.

Negli ultimi dieci anni e più ho fatto diverse pressioni – ha dichiarato lo studioso Giuseppe Di Massa, presidente del Centro di Cultura e Storia di Gragnano “Alfonso Maria di Nola” – per far restaurare il portale perché poteva crollare da un momento all’altro. Sia ai vari sindaci succedutisi, poi alla Soprintendenza ( dei beni architettonici di Napoli ndr). Abbiamo anche come Centro di Cultura e Storia di Gragnano chiesto alla Soprintendenza di vincolarlo come bene artistico e storico. Lo scorso anno, c’è stato l’ennesimo piccolo dissesto di alcuni blocchi di tufo sul lato destro, mentre a sinistra c’era addirittura un buco. A questo punto dopo aver fatto alcune lettere alla Commissione Straordinaria che governa la città di Gragnano, ne inoltrai una con toni pesanti, nella quale li mettevo in guardia in quanto responsabili di non aver preso provvedimenti in caso di crollo, dato che in quella zona passano decine di studenti a piedi essendo il portale al centro di un complesso di istituti scolastici.

L'arco visto dalla stradina di fondo Balestrieri.
L’arco visto dalla stradina di fondo Balestrieri.

Tuttavia, una volta parate le impalcature, nessun intervento di restauro è stato ancora eseguito. I motivi sfuggono: forse un contenzioso sorto tra i proprietari e la soprintendenza, la mancanza di fondi o altro ancora. Un bene architettonico di tale portata, peraltro tra i pochi esemplari sopravvissuti in Campania, sembra non suscitare alcun interesse da parte delle istituzioni preposte, né dal punto di vista storico-artistico né urbanistico. L’aspetto che avvilisce, su tutti, è che nella girandola di programmi elettorali e candidati sindaci, non viene fatta menzione alcuna di questo portale e degli altri numerosi beni artistici gragnanesi da tutelare e valorizzare.

La sensazione è che nessuno degli esponenti della classe politica locale, così come gli stessi candidati, abbia il polso della situazione. E date queste premesse, non appare così scandaloso il comune sentire di molti cittadini gragnanesi che invocano, come male minore, il prolungarsi del commissariamento.

Angelo Mascolo 

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