A Pompei la politica dell’insalata mista

pompei“Le cicatrices obscènes de Pompéi”, cosi, senza sconti, “Le Soir” di Bruxelles sulla città archeologica. Lo stesso titolo potrebbe andar bene anche per la città moderna impegnata a scegliere il futuro governo della città? Se nella prima crollano muri, si disintegrano intonaci decorati, si rubano affreschi e non si riescono a spendere i fondi dell’Unione Europea, nella città che ospita lo straordinario patrimonio dell’umanità, finora si è amministrato (?) considerando il monumento archeologico tra i più ammirati del pianeta, solo un ingombrante accessorio. Incredibile, ma vero.

Nella città patrimonio Unesco, un brand che altrove genera anche fatturati straordinari, qui genera indifferenza. La prova: le amministrazioni precedenti, da d’Alessio in giù, hanno puntato su due supermercati. Il risultato che la città ha finora incassato è stato assolutamente negativo: si è soddisfatta la “pancia” di pochi, lasciando nello squallore generale tutti gli altri. Si e degradato il tessuto sociale e urbanistico di ampie zone della città. Le periferie sono diventate sempre più marginali, praticamente degradate, senza alcuna identità, neanche agricola, eppure gli scavi sono nelle vicinanze, ma nessuna azione amministrativa ha mai creato integrazione, senso di appartenza, e nemmeno di sana ”proprietà”. Un corpo estraneo, sgradevole, ingombrante.

Dai temi finora apparsi negli ologrammi delle proposte elettorali non vi è traccia di propositi, concreti e convincenti, in tale direzione. In altre nazioni europee, la Francia e la Spagna, investimenti applicati alla valorizzazione diretta del patrimonio storico e artistico (non per centri commerciali, luna park e pseudo parchi a tema) hanno prodotto ritorni ampiamente moltiplicati rispetto agli investimenti iniziali. A Pompei la politica se parla di cose concrete, il livello della discussione si ferma a vecchie formule e a beceri interessi di bottega. Ci si allea per immaginare di vincere, non ci si allea per trasformare e rendere Pompei più bella ed ospitale per chi la abita e per i milioni di turisti che la visitano. Una oscenità, proprio come per la cattiva gestione dell’area archeologica.

La politica in città ha sempre più le sembianze dell’insalata mista e male assortita, con elementi spesso indigesti e in conflitto con la buona gestione del bene comune. I soliti indigesti elementi (candidati) che hanno intossicato le precedenti amministrazioni, ora si ripropongono per inquinare quello che di nuovo sembrava proporsi. Da qui alle elezioni è auspicabile un sano rigetto e una salutare bonifica della “terra dei fuochi” della politica pompeiana.

Antonio Irlando

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