Sere fa, nel presentare uno spettacolo di Scarpetta, l’organizzazione della rassegna amatoriale “Incontriamoci a teatro” ha offerto agli abbonati un preludio musicale eseguito dagli artisti de “Le note di Napoli” (v. immagine di “Fotolandia”) in formazione di “posteggia”, un team gradevole al cospetto di una platea plaudente anche a scena aperta. Sul palco gli artisti del quartetto, i maestri Bruno De Rosa (mandolino), Roberto Castagna (chitarra), Giuseppe Noto (violino) e la bella voce di Francesco Delli Paoli hanno deliziato il pubblico con un programma di canzoni napoletane antiche e moderne; gli spettatori hanno applaudito, chiedendo ed ottenendo alla fine anche un bis.
Il termine “posteggia” si riferisce ad un complesso musicale itinerante, che una volta allietava banchetti e feste; oggi non è facile incontrare una équipe di uomini o donne che cantano accompagnati da chitarre e mandolini (o anche violini), i cui luoghi d’incontro possono essere ristoranti e caffè.
I maestri de “Le note di Napoli” sanno bene che tra i grandi posteggiatori del secolo scorso c’erano anche estimatori eccezionali come il padre della cantante napoletana Valentina Stella. E. A. Mario, autore della canzone “Dduje Paravise”, nei suoi versi chiamò i posteggiatori “professori di concertino”, in quanto riteneva “la posteggia” una ispirazione lirica. Le origini di tale profilo di musica risalgono al Medio Evo, epoca di cantastorie e giullari; in quel tempo i confini di Napoli comprendevano una zona tra i poggi del Vomero e la fascia costiera.
Uno dei grandi letterati del Medio Evo, Giovanni Boccaccio, (nei suoi viaggi a Napoli) ascoltò, tra giardini profumati e frescure marine, appunto le musiche di queste orchestrine itineranti. Il gruppo dei “Maestri” de “Le note di Napoli” porta in scena tale particolare musica, affinchè non si perdano le tracce della posteggia. Bravi gli artisti che hanno perfino coinvolto il pubblico, il quale ha fatto eco alla voce del cantante Delli Paoli, intonando in coro alcune belle canzoni nostrane. Scroscianti applausi hanno salutato il complesso.
Federico Orsini