“Il gruppo parlamentare di cui faccio parte – ha ricordato D’Anna – e’ un gruppo a trazione meridionale con cinque siciliani e tre campani, dunque otto senatori su undici. E noi ci battiamo per le nostre realtà territoriali, a partire dalle infrastrutture con il Ponte di Messina e il passante Monaco-Palermo per cui servirebbe un’incisiva azione europea.
Detto questo, se l’Italia vuole stare al passo con l’Europa deve iniziare a pensare a una riorganizzazione dello Stato, di uno Stato che ad oggi è bolso e inefficiente. Una riorganizzazione che certo però non si può fare colpendo i ceti meno abbienti con una macelleria sociale. Qui è mancata una vera riforma dello statalismo, una piaga che depaupera risorse”.
Insomma, ha concluso, “lo statalismo ha un costo e lo paga la povera gente. E’ inutile che ci giriamo intorno, abbiamo uno Stato burocratico ed inefficiente che paga i suoi dipendenti solo per la giornata di presenza, in nessuna attività statale, dalla sanità alla scuola, c’è’ una rilevazione della quantità e della qualità del lavoro.
Questo porta a uno sperpero di pubblico denaro che potrebbe essere impiegato per sostenere l’innovazione. Ma certo non possiamo recuperare il gap che soffriamo, e basta guardare il nostro debito pubblico, nei tempi e nei modi che ci impone l’asse franco-tedesco. Aveva ragione il presidente Berlusconi quando si batteva per una ridefinizione dei parametri dei vincoli di spesa”.