La sudata e lenta parità dei sessi conquistata dalle donne che ci hanno preceduto, non certo armate di pennello da fard e corsetto, è allo stato dei fatti una bella frase, più evocativa di principi alla carta inderogabili che non riscontrabili nel reale. Nel quotidiano la donna ha tre nemici: l’uomo, la donna e i detti popolari.
Che il maschietto sui generis, generico, generale e blablabla ci ritenesse più oggetto e non soggetto è cosa risaputa, spesso col nostro beneplacito o col nostro stanco silenzio. Ciò che ci penalizza è l’essere nemiche di noi stesse. Capirne il perché sarebbe paragonabile alla scoperta dell’elisir della giovinezza che ingurgita la Carrà striminzita nelle sue tutine in pelle nera.
Ma atteniamoci a ciò che abbiamo alla mano. Ebbene, care, carissime, cosa abbiamo?
Parità, sì, ma dove e tra chi?
Sul lavoro? Non pare. In età da marito non ci si assume manco a dichiarare la propria volontà di restare per molto tempo zitella per scelta. E non degli altri. Da maritate, poi? Per carità, si passa alla potenziale gestazione e procreazioni di squadre di figli. Improvvisamente il miracolo della natura è elemento invalidante.
Vari disposti normativi, per giunta molto vecchiotti (1977-1991), prevedono l’impossibilità di praticare discriminazioni in ordine al sesso e all’età in fase di assunzione. Mai norma è ripetutamente più violata.
E poi c’è il “Top of the Flop”, la quota rosa. In chiave di parità di sessi, ecco la quota rosa. Ma allora diteci pure chiaramente che non giochiamo alla pari e che per spronare ad assumerci necessitiamo di un provvedimento che li costringa ad assumerci. Esiste una costrizione simile, sempre in materia di assunzioni, per la categoria “svantaggiata/da proteggere” degli invalidi. Le aziende, eh sì, sono obbligate ad assumere invalidi e donne, ma siamo in parità di sessi.
Nemmeno nelle favole o fiabe siamo simili. Che sesso ha Superman, Batman, Hulk, Spiderman, Indiana Jones, James Bond o il famigerato principe azzurro? E non è difficile la risposta anche se si è ignoranti in materia.
E’ lui, sempre lui.
A noi riservano sempre e solo ruoli marginali. Wonder Woman, Eva Kant e altre sporadiche e occasionali eroine. Una sfilza di principessine bionde e canterine disposte a maritarsi col principe azzurro dopo averci scambiato solo tre delle sette note musicali. Accompagnate sempre dall’eroe di turno e ricordate come parte della coppia storica. E tutte le goldfinger? Amanti ventenni di turno del bello ma vecchio 007 (perché erano vecchi, va detto). Incapaci di essere protagoniste di gialli (eccezion fatta per la portasfiga signora in giallo o miss Murple), incapaci di guidare la Perla Nera o una qualsivoglia altra diavoleria potente e capace di incantare lettori e osservatori. Ah, sì… abbiamo Tomb Raider, la prosperosa e scollacciata soldatessa, rigorosamente muta nella sua versione iniziale.
E i detti popolari? Nati nel popolo dal popolo, popolo fatto anche di donne ci mortificano.
- Mogli e buoi dei paesi tuoi: paragonate a bestie da soma.
- Uomo di panza, uomo di sostanza: per noi ci sono le guaine contenitive, le calze a compressione graduata e i busti dimagranti.
- Donna al volante, pericolo costante: per un graffietto al paracaduta in modalità parcheggio siamo pericolose. I piloti sono loro, guidano navi, aerei e trenini…
- Le donne sono malate tredici mesi all’anno: gli delegherei un po’ di male mensile e un accenno di parto ché manco un’emicrania sopportano.
- I suoi fascinosi capelli e la sua barba color “sale e pepe”: a noi sono riservate tinte senza ammoniaca ché ci si ossiderebbero i neuroni, colori chiari e meches per celare i peli bianchi e sedute dolorose per renderci lisce.
Insomma, ricordiamo che nonostante tutto, restiamo le svelatrici del mistero del calzino. Solo noi siamo in grado di fornire una spiegazione sul quale iter segua il calzino sudicio che, silenziosamente, da che era introvabile e rannicchiato sotto il letto finisce pulito e lindo nel loro cassetto, accoppiato con l’altro. Vi pare poco?
Anna Di Nola