Giudice di Pace, l’intervento del sindaco Cuomo

tribunale castellammare

L’avv. Pannullo e l’avv. Francesco Savastano – mi dispiace dirlo – o ignorano la legge o sono in mala fede. Innanzitutto evidenzio all’opinione pubblica che quando sono stato invitato dal presidente dell’associazione forense stabiese avv. Savastano per discutere dell’ufficio del giudice di pace in un’assemblea erano presenti soltanto cinque avvocati (tra cui non vi era Pannullo), a dimostrazione del fatto che la classe forense stabiese non reputava il problema di primaria importanza.

Io do grande rilievo all’ufficio del giudice di pace ma, purtroppo, lo stato italiano ha voluto accentrare – per contenere la spesa pubblica – tali uffici nei comuni sedi di tribunali, lasciando comunque la facoltà ai comuni delle sedi soppresse di mantenere l’ufficio con tutti gli oneri a proprio carico.

Il comune di Castellammare di Stabia non ha potuto effettuare questa scelta poiché il testo unico degli enti locali stabilisce che i comuni in dissesto, come il nostro, fino all’approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato (cioè fino a quando dimostrano di avere i conti in regola), possano impegnare spese soltanto per servizi locali indispensabili. E il servizio della giustizia, pur essendo essenziale per i cittadini, non è configurato tra i servizi locali tanto è vero che è garantito dallo stato.

In altri termini lo stato ha detto ai comuni che se vogliono un ufficio di giudice di pace, in sede diversa da quella accentrata, devono pagarselo. In questo momento storico la città di Castellammare di Stabia non può –secondo la legge statale – permettersi questa scelta che, comunque, avrebbe comportato grossi sacrifici.

A differenza di quanto afferma Pannullo la giunta da me guidata ha dimostrato, ancora una volta, grande senso di responsabilità e trasparenza perché ha rispettato la legge e i criteri di buona amministrazione in una città che si sta sollevando dal baratro economico in cui era caduta. Ed infine il sottoscritto ricorda al citato avvocato di aver avuto il grande coraggio civico di candidarsi alle primarie e di assumere la guida della città in un momento storico difficilissimo.

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