Di proprietà della Curia, la cappella è datata molto approssimativamente al 1500, ma uno degli affreschi presenti al suo interno spinge indietro di almeno 400 anni la sua datazione. “La Madonna su trono che tiene in braccio il Bambino e gli protegge il tallone – spiega Di Massa – è chiaramente Benedettina, quindi del 1100 circa”. La particolare posizione in cui si trova, poi, spinge lo storico gragnanese ad ipotizzare che la vera cappella non fosse quella e che ciò che rimane è solo l’ingresso di una struttura più grande. Inoltre, la consuetudine Benedettina era quella di costruire cappelle e chiese su vecchi insediamenti pagani, il che “ci induce a credere che sotto la cappella della Madonna delle Grazie ci siano reperti di epoca romana”.
Se in questo caso siamo nel campo delle ipotesi – molto vicine alla realtà – il vero problema resta un altro. Un piccolo stabile attiguo alla cappella, di proprietà dell’Enel, sta danneggiando il monumento storico di Gragnano, facendo sgretolare irreparabilmente gli affreschi custoditi al suo interno. “Completamente scoperchiato ed esposto alle intemperie – aggiunge Di Massa – con le piogge si carica d’acqua e trasferisce l’umidità nella cappella, cancellando quegli affreschi che, con i loro simboli, ci ricordano come lì in passato venissero seppelliti i morti per la peste. San Sebastiano e San Rocco (santi protettori della peste), infatti, compaiono nel dipinto centrale, ai due lati della Madonna, e a sovrastarli ci sono una singolare raffigurazione di Dio e l’Annunciazione. Sono ormai scomparsi, poi, tre dei quattro evangelisti raffigurati nella volta, ma ciò che ci preoccupa di più sono lo stemma cinquecentesco di Gragnano e l’altro affresco del 1100 che poggia proprio sulla parete attigua all’edificio abbandonato”.
La cappella è stata restaurata pochi anni fa, ma successivamente è stata completamente abbandonata ed è praticamente sempre rimasta chiusa al pubblico. Così, il Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari “Alfonso Maria di Nola”, presieduto da Giuseppe Di Massa, ha deciso di inviare una richiesta immediata di intervento al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, all’Enel e alla Curia di Sorrento-Castellammare “affinché intervengano al più presto per tutelare un bene inestimabile e di grande bellezza”. L’appello è stato sottoscritto anche da numerose associazioni gragnanesi, sensibili alla salvaguardia del patrimonio artistico locale. “In particolare, il più antico stemma cittadino presente a Gragnano – conclude Di Massa – andrebbe salvaguardato, restaurato e valorizzato, poiché quel pugno che stringe un ciuffo di grano racchiude l’essenza di quella che è stata storicamente ed è tuttora la città della pasta”.
Dario Sautto