La Sala Consiliare, austera ed accogliente, del Comune di San Giuseppe Vesuviano viene ancora una volta “prestata” alla cultura per la presentazione del libro di Angela Giassi: “I giri d’angolo di Salvatore Violante”. E’, questa, una monografia critica, molto agile ma abbastanza esaustiva, sull’ultima raccolta del poeta “vesuviano”, nato, formatosi ed oltremodo legato affettivamente al triangolo Boscotrecase-San Giuseppe-Terzigno.
Per l’occasione la Sala del Comune, con una scenografia ben ricercata ma snella e fluida, viene vieppiù impreziosita da un collage di sfavillanti tele del pittore Luigi Franzese, nonché allietata dalle trascinanti note del violoncellista Giovanni Cudin. Alla presenza, folta e partecipe, di un pubblico attento e coinvolto, funge da moderatore un calmo e riflessivo Gianfranco Cotronei.
Il primo intervento è della giornalista Costanza Falanga, che, muovendo da spunti diretti e personali, di Violante traccia un profilo biografico e poetico, segnalandone l’originalità espressiva ed i motivi ispiratori, spesso desunti dalla nuda realtà vesuviana (pietra lavica), con una meditata riflessione sui sentimenti e sulla morte. Di seguito Antonella Nigro (Critico d’Arte) si sofferma su un parallelo, neppure tanto ardito, ma molto coerente, tra le opere esposte del pittore Luigi Franzese ed i versi di Salvatore Violante. Senza citarlo, ma evidentemente prendendo l’abbrivio dal paradigma oraziano dell’”Ars Poetica”: “Ut pictura poesis” (La poesia come un dipinto), la Nigro coglie e mette a fuoco le similitudini tra le opere di Franzese e la poesia di Violante (Teoria delle arti-sorelle).
I colori predominanti nei quadri dell’uno (argento, giallo, verde) si ritrovano nei versi dell’altro; la presenza potente e maestosa del Vesuvio ispira entrambi in combinazioni autentiche e fantastiche; la presenza, imprescindibile e connaturata della leopardiana ginestra (pianta perennemente amata dagli artisti e sempre cara agli dei) istilla colori e significati alla realtà creativa, contribuendo nel contempo a rendere immortale la poesia. Breve, ma significativo e molto appassionato, l’intervento dell’autrice Angela Giassi (attrice, regista, editor con una poliedricità di interessi, cresciuta fra Trieste, la Lombardia e Roma). Con onestà intellettuale e grande discrezione, non parla minimamente del suo libro, ma incentra il discorso solo sulla conoscenza con/sul poeta. Prima la scoperta di Violante attraverso la lettura briosa dei suoi versi, poi la conoscenza personale e diretta del personaggio-Violante, che la Giassi definisce “una vera esperienza esistenziale”. Ma anche una scoperta fantastica ed intrigante del territorio vesuviano, con tutte le sue contraddizioni di vita e di paesaggio ferito e martoriato, tuttavia sempre caldo, spontaneo, gioiosamente accogliente, seppur soggiogato dalla presenza minacciosa dello “sterminator Vesevo”. Resta poi leggermente sacrificato nel suo intervento il critico letterario Enzo Rega.
Il tempo-tiranno lo costringe solo ad un breve “excursus” sulla poesia di Violante, oggetto in precedenza di suoi ben più approfonditi studi critici. Per Rega, comunque, quella di Violante resta una poesia “antropologica” nella riflessione sull’uomo e sulla sua essenza da un lato, mentre dall’altro resiste il pessimismo ineluttabile dell’ ”homo vesuvianus”, ancorato ad un rapporto fremente ma, solo telluricamente, instabile con “una terra sismica e vulcanica”. Chiude poi gli interventi il prof. Marcello Carlino dell’Università “La Sapienza” di Roma. Di origini irpine, Carlino nella sua magistrale ed illuminante prolusione solleva giudizi critici chiari e precise puntualizzazioni. I versi di Violante, dice, sono sempre capaci di manifestare scenari diversi, sonorità teatrali, senso vissuto dell’esistenza.
Il Poeta è, poi, assoluto padrone del verso e può esibirsi in poesia sociale, sentimentale, politica, di protesta, con la volontà spinta pure ad interpretare, dialogare con il testo. Ed ancora poesia di memoria come ripristino di alcune identità senza nome, ma fortissime, capace di contestualizzare luoghi e ricordi di un vissuto. Con un recupero di una tradizione letteraria forte e presente (Palazzeschi, Montale, Leopardi). Ma su tutto e tutti aleggia la presenza-simbolo femminile (Martina). Poesia come riflessione con la scrittura che sente la necessità di interrogarsi. Poesia come dialogo, dimensione “duale” con un “alter ego”, con cui ci si misura. Poesia come armonizzazione in una nodale concatenazione con le dissonanze che accompagnano la nostra esistenza. Poesia come sublimazione, anche nell’incontro con la morte. Nel corso della serata le liriche vengono lette, meglio dire intensamente recitate, da Mario Grazio Balzano e dalla stessa Angela Giassi. Una gara di bravura interpretativa tra il vigoroso, istrionesco e baritonale attore-regista Balzano (per lo più alle prese con versi in dialetto) e la Giassi sempre brava, intonata ed emotivamente partecipativa con la sua voce sottile, suadente e limpida.
Giulio Fiore