Quadricicli e minicar. Troppi le considerano auto sottovalutando i rischi

748206 INCIDENTE STRADALE IN VIA MASCAGNI

Sino al 2012 non rientravano neanche nelle statistiche Istat per gli incidenti stradali, ma il crescente numero di veicoli circolanti di questo tipo in tutt’Italia con il conseguente aumento della statistica della quantità di sinistri e delle vittime coinvolte, non poteva non fargli rientrare appieno nel novero delle rilevazioni periodiche da parte degli istituti interessati. Stiamo parlando dei quadricicli, noti al pubblico, specie quello dei più giovani, anche come minicar o microcar.

I problemi nascono dal fatto che data la cilindrata ridotta e le conseguenti prescrizioni di legge che ne consentono la guida ai minori di anni 18 specie per quelle “più leggere”, siano considerate genericamente come ciclomotori, ma è piuttosto evidente che chi è intenzionato ad acquistarli o ne possiede già uno, ne percepisca la guida come quella di un’autovettura per l’apparente stabilità data dalla presenza delle quattro ruote. Ma così non è o perlomeno non dovrebbe essere se solo si considerasse più compiutamente la legislazione vigente.

La normativa a livello europeo, infatti, è abbastanza netta nel dividere tali veicoli in due tipologie ben precise a seconda delle loro caratteristiche costruttive:

Quadricicli leggeri: massa inferiore ai 350 kilogrammi, cilindrata inferiore ai 50cc se equipaggiate con motori a benzina (non sono invece previsti limiti per i motori diesel o elettrici), potenza inferiore ai 4 kW e velocità massima inferiore ai 45 km/h.

Quadricicli pesanti: massa inferiore ai 400 kilogrammi, potenza inferiore ai 15 kW e velocità massima inferiore agli 80 km/h.

Le microcar classificate come quadricicli leggeri vengono equiparate ai ciclomotori, dunque è possibile guidarle previo conseguimento della patente AM, quindi già a partire dai quattordici anni d’età. I modelli che invece vengono classificati come quadricicli pesanti sono assimilati ai motocicli e pertanto sono guidabili previo conseguimento della patente B1 o A1 e quindi a partire dalla maggiore età.

Ma venendo alla triste legge dei numeri per comprendere che è bene prestare la massima attenzione e non sottovalutare i rischi connessi quando ci si mette sulla strada, è bene ricordare che nel 2012, su queste vetturette dalla velocità (ufficialmente) ridotta, 8 conducenti hanno perso la vita e 459 sono rimasti feriti in incidenti stradali.

Sono cifre apparentemente relative ma, a fronte di un parco veicoli ancora molto contenuto (si stima

che i “ciclomotori a quattro ruote” circolanti siano 82.063), sono certamente un sintomatico campanello d’allarme.

Degli 8 morti, 7 erano uomini. Dei 459 feriti, il 36% era costituito dalle donne e il 64% da uomini.

Tra morti e feriti su quadricicli, nel 2012 è risultato inoltre che il 65% era costituito da conducenti

di oltre 30 anni e il 35% al di sotto.

Il dato che più impressiona è quello relativo al fatto che ben il 33,7% dei feriti su questi mezzi sono adolescenti (10-17 anni) e ciò dovrebbe indurre a qualche riflessione da parte di tutti quei genitori che pensano che una minicar risolva tout court i problemi della mobilità dei propri figli mentre, come sempre, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, una corretta e compiuta educazione stradale prima di farli mettere alla guida, potrebbe ridurre notevolmente queste drammatiche cifre.

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