Ancora una volta lo sport paga dazio a violenti e ultras

Una vittoria, quella del Napoli in Coppa Italia, che lascia un senso di incredulità per quanto si è dovuto assistere.

Prima la violenza che ha dato origine ad un bollettino di guerra che vede ancora lottare per la sua vita il giovane Ciro Esposito, ferito con un colpo di arma da fuoco da un personaggio ben noto negli ambienti della tifoseria romanista, già assurto alla cronaca qualche anno fa per un’altra assurda quanto macabra bravata.

Come è possibile che un personaggio simile sia ancora libero per strada e possa girare indisturbato con un arma addosso senza che nessuno faccia nulla? Daniele De Santis, al momento anch’egli in ospedale, è accusato di tentato omicidio e forse questa volta finalmente la giustizia farà il suo corso purtroppo solo a fronte di un prezzo troppo grosso da pagare con il ferimento del giovane napoletano.

Ma quello che più di ogni altra cosa lascia a dir poco perplessi è quella scritta in giallo su quella maglia nera indossata da Gennaro De Tommaso , il “tifoso” arrampicato sul recinto dell’Olimpico ”, il capo ultrà del Napoli che ha mediato con dirigenti, forze dell’ordine e con il capitano azzurro prima dell’inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina con la curva partenopea, inizialmente contraria a giocare, che ha dato il suo assenso ma con l’impegno di rimanere in silenzio.

Nell’ambiente del tifo partenopeo molti conoscono De Tommaso come “Genny ‘a carogna”. Secondo quanto si apprende da fonti investigative De Tommaso sarebbe figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso. La sua leadership nella curva è nota da tempo: dapprima come capo del gruppo dei ‘Mastiffs’, e successivamente alla guida dell’intera curva A del San Paolo.

Sulla maglia la scritta “Speziale libero”. Una vergogna. Questo l’unico commento possibile. Una vergogna che coinvolge l’intero popolo napoletano.

Perché le forze dell’ordine non fermano chiunque indossi una maglia o proponga slogan del genere?

Antonino Speziale, per chi non lo sapesse, fosse stato distratto o fosse riuscito ad evitarsi un’altra pagina buia e triste di quello che qualcuno si ostenta ancora a chiamare sport, fede calcistica, tifo, sta scontando una condanna definitiva a 8 anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo Filippo Raciti, morto il 2 febbraio del 2007 nello stadio di Catania, proprio per mano di quello stesso Speziale che qualcuno ieri voleva libero tanto da stamparlo su una maglietta e da indossarla con orgoglio.

Marisa Grasso, la vedova di Filippo Raciti ha dichiarato: “E’ una vergogna: lo stadio in mano a dei violenti e lo Stato che non reagisce, impotente e quindi ha perso”. E’ ancora “sconvolta” e stanca non essendo riuscita a dormire dopo aver visto ieri sera la maglietta del capo ultras Genny detto ‘a Carogna’, con la scritta ‘Speziale libero’.

A seguito di quanto poi accaduto all’interno dell’Olimpico si è parlato di trattativa con i tifosi, di Stato che ancora una volta avrebbe perso come affermato dalla stessa vedova Raciti, raggiunta oggi per un segno di solidarietà dalle telefonate delle massime cariche dello Stato.

Subito la politica e le forze dell’ordine hanno precisato, prima con il ministro degli Interni Alfano che ha dichiarato: “Non c’è stata nessuna trattativa tra Stato e ultrà”. Il ministro ha scritto inoltre su twitter “Non sta nè in cielo nè in terra. Come Stato siamo e saremo in grado di garantire l’ordine pubblico”.

Anche il questore di Roma Massimo Mazza ha precisato: “Non c’e’ stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Mai pensato di non far giocare la partita”. Ha poi spiegato che è stato solo accordato al capitano del Napoli di informare i tifosi, su richiesta di questi, sulle condizioni di salute del ferito.

 

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