La storia di Napoli: il cimitero di Napoli

cimitero fontanelleIl viaggio nella Napoli dei sotterranei, delle cave e dei cunicoli continua col Cimitero delle Fontanelle che può essere considerato come uno dei posti più misteriosi e arcani di Napoli.

Il cimitero, non è altro che una cava di circa quattromila metri quadri, suddivisa in tre gallerie ottenute scavando la collina di Materdei dove sono posti circa quarantamila resti di ossa appartenuti alle vittime di chi ha contratto la peste diffusasi a Napoli nel 1656 e del colera durante la prima metà dell’800.

Si dice che tra questi resti ci sia quello di Masaniello e di Giacomo Leopardi che morì a Napoli di colera nel 1837, nonostante a Piedigrotta ci sia una cripta (cripta neapolitana) dedicata al sommo poeta accanto a quella del leggendario Virgilio, autore dell’ Eneide e guida di Dante verso l’ inferno nella Divina Commedia.

La leggenda vuole che la cava sia stata creata proprio da Virgilio nel 30 a.C. con l’aiuto di demoni infuocati, ed entrandovi, si ha l’impressione di accedere in un’altra dimensione, capace di congiungere il mondo dei vivi a quello dei morti, un posto dove contemplare e meditare sul sottile filo che divide la magnificenza della vita e la decadenza della morte.

Il Cimitero delle Fontanelle è situato in Via Fontanelle nel quartiere Sanità; un quartiere storico che ha dato i natali all’indimenticato Totò simbolo di Napoli e della Napoletanità.

Durante la prima e seconda guerra mondiale, le donne del luogo, ogni lunedì usavano accendere un lumino davanti al teschio che avevano deciso di custodire per avere come ricompensa buone notizie dai cari che partecipavano alle guerre.

Dopo le guerre, la tradizione si accrebbe ed ogni signora della zona decideva di adottare e dare un nome ad una “capuzzella” (teschio) che corrispondeva ad un’ anima abbandonata che in cambio avrebbe offerto protezione e miracoli.

Questa consuetudine, andò avanti per anni con le donne del luogo che la mattina, prima di tornare a casa dopo aver fatto la spesa, accudivano il proprio teschio,  pregandolo per ottenere grazie che, se si fossero realizzate, sarebbero state contraccambiate sistemando il teschio in uno scatolo o in una cassetta di legno per dargli maggior lustro.

Quella che era una tradizione de solo Rione Sanità, iniziò presto ad espandersi anche nei quartieri adiacenti finché l’Arcivescovo di Napoli Ursi nel 1969, condannò questi riti considerati pagani e feticisti, chiedendo ed ottenendo dal Tribunale Ecclesiastico la chiusura del cimitero.

Nel 2010 il Cimitero delle Fontanelle riapre al pubblico dopo otto anni spesi in lavori di riparazione e ristrutturazione per mettere in sicurezza il sito ed offrendo agli avventori uno scenario non consuetudinario e, nonostante oggi il cimitero non sia più un luogo divinatorio ed abbia ottenuto questa nuova “destinazione” turistica, non è raro imbattersi in persone in preghiera in quanto prese dallo scenario e dall’ atmosfera dalla forte evocazione mistica così lontana dal resto della città.

Alessandro Di Napoli

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