Ciro Esposito, il 27enne tifoso del Napoli ferito ieri è stato sottoposto ad un lungo e delicato intervento chirurgico. Lo si apprende dal policlinico Gemelli, dove si trova il giovane. Notizie degli ultimi minuti confermano la buona riuscita dell’intervento. Ciro è fuori pericolo; la mamma parla di un miracolo, un miracolo di San Gennaro che proprio ieri si era riprodotto nell’appuntamento primaverile nel Duomo di Napoli.
“Ciro era vigile l’ho visto, ha annuito anche con la testa all’intervento” ha riferito Giovanni Esposito, il padre di Ciro. “Ci hanno detto – diceva stamani il padre – che è un intervento molto rischioso di 8 ore. Sono in ansia peggio di prima”. I medici avevano definito stamani “disperate” le sue condizioni.
Intanto il ministro dell’Interno ha annunciato “un giro di vite durissimo, il calcio non può essere guastato dalle belve. Pensiamo anche al Daspo a vita”, ha detto il ministro Alfano, commentando gli incidenti di ieri per la finale di Coppa Italia a Roma.
“Non c’è stata nessuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta nè in cielo nè in terra”, ha scritto inoltre su twitter il ministro che ha aggiunto “come Stato siamo e saremo in grado garantire l’ordine pubblico”.
“Non c’e’ stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Mai pensato di non far giocare la partita” aveva precisato il questore di Roma Massimo Mazza, spiegando che è stato solo accordato al capitano del Napoli di informare i tifosi, su richiesta di questi, sulle condizioni di salute del ferito. Gli spari di ieri prima della finale di Coppa Italia sono stati “il gesto di un singolo, non c’entra la tifoseria della Roma. Né i tifosi della Roma né quelli della Lazio si sono mai materializzati sulla scena”.
Intanto il ragazzo ferito ieri lotta al policlinico Gemelli. Qui continua l’attesa dei parenti che attendono appunto gli esiti, si spera positivi, dell’intervento chirurgico.
“Mio figlio è un ragazzo eccezionale, è stato vittima di un agguato. I medici ora lo stanno operando, hanno dato a Ciro poche speranza di recuperare la possibilità di muovere le gambe”, ha detto Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito, parlando in attesa al policlinico Gemelli.
Il mondo del calcio e della politica sono sotto choc per la notte di follia calcistica di ieri sera allo stadio Olimpico. Il bilancio è assai pesante: tre feriti per colpi di pistola tra cui appunto Ciro Esposito.
A sparare un ultrà della Roma, Daniele De Santis, meglio conosciuto come “Gastone”, anche lui ferito e ricoverato in ospedale con una gamba rotta, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di tentato omicidio. Più volte daspato, De Santis si era ultimamente allontanato dagli ambienti dell’Olimpico.
De Santis, 48 anni e almeno venti di carriera criminale, noto alle cronache per essere quel tifoso che in occasione del derby con la Lazio del 21 marzo 2004 aveva incontrato il capitano giallorosso Francesco Totti, parlando di un bambino ferito gravemente nei pressi dello stadio da un blindato dei carabinieri, cosa che riuscì a fermare la partita. L’episodio in effetti era risultato del tutto inventato dalla fantasia malata dell’ultras romanista.
Ieri, mentre i tifosi napoletani si dirigevano allo stadio era uscito dal suo vivaio e aveva aggredito con il lancio di mortaretti i supporter azzurri. Questi ultimi lo avevano inseguito con l’intento di malmenarlo, ma a questo punto Daniele De Santis aveva estratto una pistola e fatto fuoco. Quattro colpi di arma da fuoco. Lo ha detto Diego Parente, capo della Digos.
L’ultras romanista veniva poi bloccato, forse malmenato e consegnato alle forze dell’ordine dagli stessi tifosi azzurri. Nel suo vivaio veniva rinvenuta anche la pistola che ha esploso i colpi, uno dei quali è stato estratto dalla spina dorsale di Ciro Esposito.
“Non ho parole, perché per me è una mostruosità quella che ha fatto. Io nel mio cuore già l’ho perdonato ma non riesco a capire quello che ha fatto. Forse sono sbagliata ma io non lo odio. Siamo fratelli d’Italia”. Lo dice Antonella Leardi, madre del tifoso del Napoli ferito da un ultrà romanista. “Io come mamma voglio dire che per nessun motivo si deve usare la violenza perché mio figlio ama la vita, lo sport e non è andato lì per essere ucciso. Non doveva succedere è una follia”.
“E’ un ragazzo perbene che lavora dalla mattina alla sera in un autolavaggio a Scampia. Non è un ultrà. Vive con me, mia moglie e due fratelli” dice in una intervista suo padre. L’uomo, 52 anni, aiuto infermiere, intervistato all’esterno del pronto soccorso del Policlinico Gemelli di Roma, ha spiegato come ha saputo del ferimento: “Mi ha telefonato un cugino” e ha poi concluso: “E’ uno schifo”.
Gli altri coinvolti sono un uomo di 43 anni, colpito alla mano destra ed uno di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano. I feriti sono stati soccorsi dalla polizia, che ha anche recuperato la pistola che ha sparato.