Un unico grande abbraccio, un grande segnale di speranza per gli Scavi di Pompei

foto 3Si sono tenuti per mano, hanno pianto, hanno gridato la loro rabbia per un patrimonio culturale vituperato, abbandonato, e mortificato da inefficienza, pressapochismo, sprechi, speculazioni, e dominato dall’unico Dio riconosciuto nei tempi moderni: il Dio denaro!. Hanno percorso chilometri, tra l’indifferenza di una città assente, muovendosi dalla piazza antistante l’anfiteatro, verso Piazza Esedra, il crocevia del flusso turistico mondiale diretto agli scavi di Pompei. Nella stessa piazza, quasi come posseduti dallo spirito invisibile della cultura e della musica, hanno improvvisato un mini concerto di pizzica, con tanto di danza. Due mondi vicini, e allo stesso tempo lontani. Da una parte gli addetti ai lavori intenti  ad accompagnare i gruppi all’interno degli scavi. Dall’altra, una fiumana di gente che a suon di slogan, leva alto il grido di sdegno per lo scempio che si consuma quotidianamente.

Oltre mille persone provenienti da tutto lo stivale, dalla Lombardia, alla Calabria, dalla Puglia, alla Sicilia, mille anime in un solo grande cuore pulsante. Un unico grande abbraccio, stretto, forte, senza interessi di  sorta, senza bandiere, legato da un unico comun denominatore: l’amore incondizionato per l’immenso patrimonio culturale rappresentato dagli scavi di Pompei, e da tutti gli altri siti archeologici. C’è una rappresentanza dell’associazione guide turistiche della Campania, ci sono le forze dell’ordine che vigilano e monitorano la situazione, ci sono i giornalisti, i fotografi.

C’è Mario, 76 anni il più anziano che arriva dalla Lombardia, e c’è la piccola Federica Melziade, di soli 8 anni, figlia del presidente dell’associazione regionale delle guide turistiche Pietro Melziade, la quale mentre tiene per mano le persone si chiede quasi indispettita: “Ci sono anche io qui a Pompei, perché non mi fanno la fotografia?”. “Stringiamoci per Pompei”, è stata semplicemente questo: una mobilitazione senza precedenti. Una  catena umana promossa dal comitato “Pompei mia” che ha affermato un concetto fondamentale, dal quale non si può prescindere. Il segnale è partito forte e chiaro: Pompei, e il suo immenso patrimonio, non sono proprietà privata. Pompei è di tutti, e tutti sono chiamati a salvaguardarla.

Emblematico che la catena umana, sia partita da una ragazza di soli 16 anni Laura Noviello del comitato “Pompei mia” che quasi incredula, non nasconde le lacrime commentando la intensa mattinata: “Sono contentissima.  Non ho parole – dice Laura – è una emozione grandissima essere qui a Pompei con mille persone. Oggi è un giorno nuovo per la nostra Pompei, perché nuove sono le persone che questa mattina hanno abbracciato Pompei.

foto 1Sono arrivati qui dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Lombardia. Oggi- continua- siamo persone nuove e soprattutto siamo coscienti di quello che stanno facendo e togliendo a questo meraviglioso sito. E ora diciamo basta. La manifestazione? Abbiamo ancora tantissimi eventi in programma prossimamente. Contatteremo le alte cariche perché è doveroso parlare con loro. Questo è inizio. Dove c’è amore c’è coscienza e difesa. Se sono venute 1000 persone che gridano, non c’è più indifferenza,. La prima cosa che bisogna fare a Pompei? Ordinaria manutenzione, che non esiste, tutte le settimane ma fatelo”. “Anche noi dell’associazione guide turistiche – dice Susy Martire membro associazione guide turistiche della Campania non potevamo mancare a questo grande evento organizzato in pochissimi mesi. In poco tempo siamo riusciti a portare questa gente in piazza esedra.. Sono venuti da tutte le parti d’Italia.  Francamente non ci  aspettavamo tanto successo. Perché appoggiare questa iniziativa? Perché ho subito avvertito fin dal primo momento in questi ragazzi che sono tutti studenti, l’amore per Pompei e per il patrimonio culturale. Ecco perché noi guide che rappresentiamo il biglietto da visita del patrimonio culturale, non potevamo proprio mancare”.

foto 2E chi non poteva mancare alla grande mobilitazione pompeiana, è una sorta di memoria storica del sito, colui che lo difende e lo protegge “armato” della sua telecamera e della grande preparazione: il presidente dell’osservatorio del patrimonio culturale Antonio Irlando: “La catena umana attacca Irlando – è stata un modo per far capire a istituzioni e cittadini che Pompei è riconosciuto come un bene comune. Un segnale forte e chiaro che deve arrivare alle istituzioni. Bisogna far capire alle istituzioni che bisogna una buona volta finirla con speculazioni, finti restauri, sprechi e con pezzi di un patrimonio inestimabile dell’umanità, costretto per negligenza a crollare quotidianamente. Cosa serve a Pompei per decollare? Serve quello che è avvenuto oggi. Far arrivare il segnale che Pompei è dei cittadini. Con questa manifestazione i giovani lo hanno chiesto e fatto capire in maniera chiara. Da oggi non si può più scherzare su questo tema, e bisogna tener conto che Pompei è bene comune, e non proprietà di pochi burocrati che per giunta non fanno neanche bene il loro lavoro. Un segnale di grande speranza partito da ragazzi giovani. Un esempio di movimentazione culturale che si sta creando attorno alla nostra Pompei”.

Maurizio Sannino

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