Pompei, lettera aperta del professor Carmine Alfano

Carmine AlfanoDi seguito la lettera del professor Carmine Alfano, vicino al candidato a sindaco Franco Gallo e alla lista “Democratici riformisti”, all’ex sindaco di Pompei Claudio D’Alessio:

Solitamente sono i bambini a dire bugie e in particolare lo fanno con la propria mamma; invece i grandi hanno la caratteristica di non essere di parola, si potrebbe obiettare che bugiardi si nasce e mendaci si diventa.

In campagna elettorale si sa che ogni candidato tira l’acqua al proprio mulino.

Poi ci sono i grandi azionisti della politica che investono sui propri candidati osannandoli e specificando che essi si troveranno ad amministrare percorsi che si intrecciano con la storia personale di questi grandi referenti.

L’ex Sindaco di Pompei, avv. Claudio D’alessio, in questi giorni di campagna elettorale prova a riconquistare la scena parlando di se e di tutti con una sorta di amarcord che mette sotto i riflettori il suo percorso di amministratore cittadino.
Probabilmente si tratta di una scelta tattica per recuperare qualche consenso a favore della propria candidata a Sindaco avv. Maria Padulosi (nulla di personale con l’avvocato che mi è anche simpatica) che irrompe nel teatrino della politica locale con il titolo di prima donna candidata Sindaco per la città di Pompei, consapevole di mentire perchè una candidata donna la storia di Pompei l’ha già avuta.

L’ex Sindaco D’Alessio dopo essere stato sfiduciato ha cercato di avere una serie di coperture che gli riconsegnassero una forma di purezza perduta, al fine di garantirsi una uscita di scena alla grande.
Infatti, mentre svolgeva il suo mandato di Sindaco nessuno se ne accorgeva della sua esistenza, dopo la sfiducia, egli ha voluto presentarsi come vittima di un disegno politico architettato da personaggi di dubbia capacità che peraltro sedevano con lui in giunta.
Tuttavia i suoi contatti con altri capi partito e con altri leader di varie formazioni politiche si sono consumate nella speranza di una vana collocazione di prestigio mai soddisfatta, benché si sia adoperato offrendosi ad altre compagini politiche.
Ora come niente fosse accaduto, dopo un tourbillon di finte e di dribbling politici esprime giudizi sulle stesse persone con cui ha condiviso un percorso politico per arrivare a rimettere le sue mani sull’amministrazione della città di Pompei.
Partiamo dall’analisi storica che egli fa del suo passato impegno alla guida dell’amministrazione cittadina.

Una città come Pompei si aspettava dal primo cittadino indicato dal suffragio del voto politico una svolta sincera, per nome e per conto non solo di coloro lo avevano eletto, ma anche di coloro che avevano fatto una scelta diversa, ma lui ha dimenticato che per essere Sindaco, bisogna essere il Sindaco di tutti.

Egli assume l’investitura di primo cittadino della città di Pompei che sepolta sotto una cappa millenaria di cenere tentava di spolverarsi fuliggini antiche che arrecavano arretramento strutturale ed economico alla città.
Infatti, le forti potenzialità della città furono sacrificate sull’altare degli interessi partitici abnegando il suo programma elettorale sull’onta di scelte fatte di incarichi esterni e di direttori generali.
Nel 2004 Il suo programma politico amministrativo prevedeva la partecipazione attiva dei cittadini, dei partiti e gruppi politici locali che intendevano proporre e sostenere un ruolo proattivo e strategico dell’Ente Comune su Legalità, Sicurezza, Trasparenza, Semplificazione, Efficacia amministrativa, Mobilità sociale, Pari opportunità, Inclusione sociale, Solidarietà, Infrastrutture e tecnologie pulite, Scuola, Formazione, Ambiente, Sviluppo e governo del territorio, Viabilità e Attrazioni culturali.
Un progetto politico ambizioso che puntava ad assegnare alla Città di Pompei un ruolo strategico di pianificazione dello sviluppo del territorio circostante.

Inoltre egli intravedeva un cambiamento con un protagonismo dei giovani attraverso 8 punti che vale la pena ricordare:
1. Legalità e sicurezza 2. Scuola e formazione – 3. Turismo e cultura 4. Donne, giovani e lavoro 5. Servizi 6. Integrazione sociale. Lotta alla povertà 7. Ambiente 8. Opere
La legalità e la sicurezza sono trattate tutt’ora dai giornali come lo strumento antitetico ad una città religiosa, attesa la presenza di povere anime alla ricerca di un cliente con cui soddisfare il bisogno quotidiano del vivere. Sovente vengono scoperte case di appuntamento che collocano Pompei ai margini della civiltà e del buon costume.
La scuola e la formazione che dovevano rappresentare il salto di qualità di una nuova fase di civica e formativa di culture e di idee si sono infrante alla ricerca della carta igienica mancante nelle scuole e due istituti chiusi e precisamente, via Nolana e via Andolfi.
Turismo e cultura, un binomio appetibile soprattutto per la naturale vocazione della città di Pompei è stato una Araba Fenice, inseguita senza alcun successo. Vane e confuse sono state le scelte amministrative che hanno caratterizzato l’impegno a favore del turismo.

Donne giovani e lavoro hanno rappresentato un’idea fantasiosa sfociata nel pasticcio della costruzione di una cattedrale nel deserto come il Centro commerciale la “Cartiera”.
Servizi e integrazione sociale, lotta alla povertà, titoli di un bel libro, in cui nelle pagine della miseria non si è potuto cancellare nessun nome anzi si sono allargati gli indici a seguito di nuove domande di welfare.
Ambiente ed opere, capitolo spinoso di un esercizio culturale mai soddisfatto sul piano degli interessi complessivi favorendo qua e là qualche necessità incombente e trasversale.

Il risultato dell’amministrazione D’Alessio benché egli lo ammette nella sua intervista rilasciata alla stampa è pessimo e negativo ma la colpa non può essere degli amici che non hanno più sostenuto l’azione programmatica di un sindaco che è apparso come Alice nel paese delle meraviglie.

Ed è per questo motivo che la scelta di D’Alessio cade oggi su di una sua collega l’avv. Padulosi che dice di essere l’anello di congiunzione tra la società civile estranea alla politica.
La verità è che l’ex Sindaco D’Alessio non vuole arrendersi alla sua fine politica, tant’e che egli esprime giudizi sugli altri candidati sindaci raccontando che “in questa campagna elettorale c’è la presenza di persone particolari che la orientano in maniera negativa”.

Sono le sue bugie, le sue parole non mantenute, gli inciuci pre-elettorali che ha costruito, a rendere la campagna elettorale non un momento di sfida creativa sugli interessi dei cittadini, ma una competizione che contende la ragione di una forza elettorale da vendere alle prossime regionali.

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