Riavvistato il topo quercino

il-topo-quercino-eliomys-quercinusDopo il rospo smeraldino, a far capolino timidamente nella ‘fauna scafatese’, torna il topo quercino. Più conosciuto nelle nostre zone con l’appellativo in dialetto napoletano “ialiero” o “ialiere” e “galiero” o “galiere”, il simpatico roditore mancava all’appello nella zona da almeno una decade o comunque sembrava quasi totalmente scomparso, finché alcuni esemplari non hanno cominciato ad essere avvistati in alcune aree periferiche della città. Il topo quercino, diffuso in tutta Italia, vive prevalentemente nelle zone boschive ed è presente anche in alcune zone del Parco Nazionale del Vesuvio, seppur in maniera sempre più scarsa.

Di abitudini prevalentemente notturne, schivo e sfuggente, misura tra i 13 e i 17 centimetri senza contare la coda, che di solito arriva ad essere lunga  12 centimetri da sola; il quercino si differenzia da topi e ratti per la sua adattabilità alla vita arboricola ben più marcata (nonostante anche i ratti nelle nostre zone hanno sviluppato capacità di adattamento alla vita sugli alberi molto sviluppate), per via della sua caratteristica colorazione grigio-rossastra sul dorso che diviene bianca sul ventre, nonché per via degli occhi cerchiati da pelliccia di colore nero. Altre particolarità distintiva del “ialiero” sono la sua coda che è interamente ricoperta di pelliccia e che termina con un simpatico e folto ciuffo bianco sulla punta.Coi periodi freddi, si rifugia in una tana dove passerà tutto l’inverno scaldandosi assieme ai simili e cadendo in un sonno letargico.

Un tempo molto più comune anche nelle zone rurali di Scafati, si avvicina e vive spesso in luoghi nei pressi di boschi o ricchi di grandi giardini e frutteti, la sua dieta principale infatti è composta da insetti e frutta. Oltre che dalla presenza dell’uomo, la specie è disturbata inoltre da altri roditori che condividono il suo stesso territorio come i ratti, che si sono dimostrati ben più adattabili, prolifici e aggressivi facendo quasi scomparire il quercino dalle aree scafatesi. Nonostante la sua popolazione sia nettamente in calo non è stato inserito nella “Lista Rossa” delle specie italiane a rischio anche se non vi sono studi approfonditi e recenti sulla sua diffusione attuale sul territorio nazionale, anche se è comunque protetto dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore e dalla legge 157/92. Così come per il rospo smeraldino e altra fauna minore, anche per il povero quercino non vi sono piani cittadini a Scafati che ne prevedano la tutela.

Queste specie divengono con gli anni sempre più rare nel territorio nazionale, così come in quello scafatese, e di questo passo, gli unici posti dove potremo trovare la traccia della loro presenza sono i racconti dei nonni che vivevano in campagna.

Raffaele Cirillo

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