Per salvare gli scavi di Pompei scende in campo anche quella comunità di giovani cresciuti insieme alle tecnologie digitali, allo sviluppo della rete e dei social media. Dopo il tam tam tra facebook e twitter, si sono visti, hanno lavorato e domenica 4 maggio le “persone digitali” sono ritornate persone. Erano quasi mille. Hanno creato una grande catena umana che ha “abbracciato”, come per proteggerli, gli scavi archeologici pompeiani.
La comunità digitale di tanti giovani (dai 16 di Laura ai 23di Alfonso) ed altrettanti adulti, ha dato vita al comitato “#Pompeimia” e alle pagine facebook di supporto, “Stringiamoci per Pompei” e “Salviamo Pompei”, che nascono sulla scia di pagine d’avanguardia come “Stop Killing Pompeii Ruins”. Sono parte di quella grande comunità dell’umanità che quotidianamente cresce in modo esponenziale perché è convinta che la democrazia della rete è capace di abbattere i pregiudizi, gli steccati culturali e forse anche le barriere anagrafiche.
Chi ha pensato e animato l’iniziativa è un gruppo di quei giovani “sempre connessi”. Postano immagini degli scavi, esclamazioni di stupore ed anche di rabbia. Hanno deciso di seguire senza soste le sorti di Pompei. Pubblicano foto dell’area archeologica ripresa nelle diverse ore della giornata e scovando gli angoli più suggestivi, come quelli più degradati. Da qualche mese, relazionandosi con movimenti, associazioni, persone di ogni età e gruppi digitali in rete, si sono uniti per dire basta all’incuria che provoca la distruzione di Pompei. Lo hanno fatto perché ritengono il valore culturale dell’area archeologica anche “valore identitario”. Ripongono speranze nella conservazione e valorizzazione dell’area archeologica e intendono lottare, anche con tutti gli strumenti della rete, perché il loro futuro di crescita nella società metta solide radici nella cultura e nella condivisione delle conoscenze.
Domenica hanno lasciato gli smartphone nelle tasche, perchè le loro mani erano impegnate a stringere quelle dei vicini. Ma solo per poco. Ad ogni sosta eccoli pronti a fotografare, condividere, postare. Un fiume in piena di immagini e commenti per Pompei che non è destinato ad arrestarsi. Come non è destinato ad arrestarsi lo sdegno e la voglia di cambiare il destino di distruzione che sembra aver segnato gli scavi di Pompei per cattiva gestione, cattiva politica culturale dell’Italia, intollerabile indifferenza della città li ospita ed anche malaffare.
Antonio Irlando