Nonostante il lavoro costante e professionale delle forze di polizia, e in particolar modo dei carabinieri, non si riesce a ristabilire l’ordine all’interno di un territorio che si prepara all’ormai prossima tornata elettorale in un clima di profondo caos.
Il sindaco di Ercolano forse sotto lo slancio di un eccessivo ottimismo aveva tempo addietro dichiarato la città “priva di camorra”: ebbene i fatti dimostrano invece il contrario. Tutto sta a chiarire, come indicato da Tano Grasso in una conferenza tenuta al MAV di Ercolano (museo archeologico virtuale), cosa si intenda per “camorra”: il malaffare organizzato non si compone solo di killer, estorsori e balordi ma anche di colletti bianchi insospettabili e borghesi d’elite pronti a tutto pur di far lievitare i propri bene riciclando e reinvestendo proventi di attività criminali.
Troppo radicato alla radice il fenomeno mafioso per essere così tempestivamente estirpato, troppo condizionati i giovani figli di una terra bella e dannata per ripudiare atteggiamenti “guappeschi” e metodologie violente indispensabili in certi ambienti per contare all’interno del branco. In questo marasma avvilisce l’immagine delle telecamere di videosorveglianza ancora ornamentali nonostante le ripetute sollecitazioni indirizzate all’amministrazione comunale.
Sbanda Ercolano e lo fa vistosamente sotto gli occhi sufficienti dei politici indigeni: sarebbe forse giunto veramente il momento di cambiare le cose investendo in una nuova classe dirigente avulsa a qualsiasi condizionamento storico.
E’ doveroso però usare il condizionale perché gli onesti contribuenti ercolanesi sono profondamente scettici in relazione a tale possibile cambiamento. Della serie: masochisticamente in realtà a Ercolano tutto si fa perché nulla cambi.
Alfonso Maria Liguori