Il pericolo è che sulla scia dell’ennesima polemica prenda vita un vero e proprio conflitto commerciale interno: la presenza di numerosissimi bar, spesso situati l’uno a ridosso dell’altro, impone di fatto un regime concorrenziale tale da lasciare poco margine a quello che dovrebbe essere il profitto di attività del settore in zona turistica.
Ne risente di conseguenza l’occupazione e il morale dei giovani costretti oggi come ieri a cercare altrove quel minimo di vivibilità mai ottenuta nei luoghi d’origine. Il governo locale guidato dal sindaco Vincenzo Strazzullo ha fatto veramente poco per invertire la rotta, per rilanciare l’economia locale rinvigorendo il settore turistico che invece vegeta in uno stallo scarsamente produttivo.
Con le elezioni amministrative locali ormai alle porte la cittadinanza, o almeno la parte sana di essa, torna a sperare in un riciclo politico degli attuali “timonieri”, nelle nomine di giovani e preparati dirigenti all’interno di una macchina comunale mai come oggi lontana dalle esigenze comunitarie. Altro che polemiche sterili il fallimento è sotto gli occhi di tutti: negarlo equivale a negare la realtà di un territorio vesuviano che stenta nettamente a venir fuori da decenni di pessima amministrazione.
Roma è lontana e con la capitale sono lontani i poteri forti, quelli che tutto possono nel Paese Italia e ai quali è stato sempre necessario ricorrere per non passare da Don Chisciotte soprattutto per chi è nato e cresciuto nei confini sociali della mai risolta “questione meridionale”. Della serie: le pale dei mulini a vento della politica ruotano sempre nella direzione di chi “già ha”.
Alfonso Maria Liguori