Sotto sequestro sono finiti anche quaranta pozzi situati in un raggio di 500 metri circa dal margine esterno di cava Monti, per un’area, estesa in territorio di Maddaloni e di San Marco Evangelista, pari complessivamente a 61 ettari di terreno, e 40 pozzi che si trovano in un raggio di 500 metri circa dal margine esterno della cava.
Quasi 300mila tonnellate di rifiuti speciali altamente pericolosi per la salute umana, come il manganese, la pirite, il piombo, sono stati sversati e «tombati» tra gli anni ’80 e ’90 nella ex cava. È
questo il primo punto fermo dell’inchiesta per disastro ambientale e corrompimento delle acque che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di tre imprenditori, due napoletani operanti nel settore dei rifiuti con precedenti per smaltimento illecito, l’altro, che opera nel settore del movimento terra, di Maddaloni.
Dieci di questi pozzi servono per gli esercizi commerciali ubicati lungo la Strada Statale Sannitica, tra cui concessionarie d’auto e una grande sala bingo, che ora non potranno più usare l’acqua per motivi alimentari o di igiene personale; gli altri 30 sono per l’irrigazione dei terreni agricoli in cui si producono ortaggi.