Cosa ci resta se non la terra e l’acqua, il sole e l’aria? In Alta Irpinia a Cairano, 340 abitanti arroccati ai confini della Lucania, nelle terre interne del mezzogiorno, parte l’Orto comunitario. Il progetto, ideato dall’associazione culturale l’Albero Vagabondo apre la stagione di Cairano 7X 2014, ed ha un valore fortemente simbolico e identitario.
A pochi metri dall’osservatorio geo-cosmico della Rupe di Cairano, sulle sponde del Lago di Conza, c’è uno dei panorami più belli delle terre dell’osso, una parte che ancora resiste all’immanente devastazione finto-energetica del paesaggio appenninico.
Qui parte l’esperimento resiliente dell’Orto comunitario di Cairano, una scommessa lanciata alla popolazione che potrebbe sembrare una provocazione: tornare alla terra, mentre tutti la abbandonano. Restare anziché scappare. In queste terre non c’è ancora la cognizione necessaria a percepire l’attuale ritorno all’agricoltura; qui coltivare la terra non fa ancora tendenza, il ricordo della terra arcigna è ancora presente e le nuove generazioni la rifuggono.Ma è la capacità di adattarsi ai cambiamenti, quella capacità di resistere che si trova nelle situazioni più difficili, la possibilità di identificare risorse, di generare rete, di sviluppare rapporti e creare nuove relazioni felicitanti la premessa per avviare un esperimento di coltivazione comunitaria. Una ricerca dell’identità originaria attraverso relazioni tra vecchio e nuovo, tra interni ed esterni, tra la vita e la morte.
La comunità di Cairano avrà a breve un orto da curare; pomodori e fagiolini, peperoni e melenzane, fave e piselli saranno colori e sapori da comunicare e assaporare durante gli appuntamenti visionari di Cairano 7X (primo appuntamento ‘Recupera/Riabita’ dal 20 al 22 giugno prossimo) diretto da Dario Bavaro. Il gruppo iniziale è formato da Antonio Zarra, maestro dell’Orto e Sebastian Scura dell’Istituto Superiore Maffucci di Calitri, dagli indigeni senior Michele Vitiello e Giuseppe Frieri (papà dell’orto); ieri pomeriggio, 12 maggio, nei lavori di squadratura e irrigazione hanno collaborato Antonio Luongo, Claudio Ferraro e Giuseppe Di Domenico; attrezzature e semi rientrano nel supporto di Franco Dragone alla comunità di Cairano. Il progetto si inserisce nella campagna di sensibilizzazione e promozione degli orti biologici e sociali dell’Albero Vagabondo.