Tramite le colonne di questo giornale, mi accingo per l’ennesima volta a segnalare a chi di competenza opera sul nostro territorio, l’endemico sconcio perpetrato a cagione dei residenti di Via Vesuvio e a tutti quelli che per ovvi motivi si trovano a proseguire, a piedi, lungo tale tragitto che dalla Città oplontina conduce al paesello pedemontano vesuviano.
Considerando il fatto che tale strada dispone di un unico marciapiede situato a destra della stessa, salendo da Torre, e che tale marciapiede viene percorso obbligatoriamente sia dai viandanti che dai bambini che si recano o ritornano dalla scuola elementare situata in sommità della medesima via, si capisce subito l’importanza di tale percorso se non ti vuoi mettere a rischio investimento dei veicoli che procedono velocemente in salita.
Ma, ahimè!, lungo il marciapiede sono disseminati degli alberi piangenti che nulla hanno anche vedere con i rigogliosi e spettacolari salici.
Alberi che non solo tolgono spazio al marciapiede stesso, così tanto necessario a quelli che procedono a piedi e magari con un passeggino per neonato o con l’ombrello, nei momenti di pioggia, lo screzio totale si presenta dal momento della fioritura di essi perpetrandosi sino ad Estate inoltrata.
Alberi malati, a detta di qualcuno, che lasciano continuamente cadere una sorta di resina viscida ed appiccicosa che imbratta in male modo sia il marciapiede che parte della strada; una sostanza bianchiccia che fa senso anche a guardarla che senti scenderti addosso al passaggio da quelle parti da sprovveduto.
Ci passi sotto e a completare il quadro della disperazione l’intero colato deposto sui sampietrini ti frena il cammino per farti portare a casa una quantità di quella sostanza misteriosa appiccicata alle calzature
Ad aggravare lo smacco si aggiunge una ulteriore beffa per lo sconcio che tale percorso, sempre per incuria di chi di dovere e per la negligenza di alcuni indegni cittadini è oramai divenuto vero e proprio ricettacolo dei cani che lasciano il loro escrementi in ogni forma o misura.
A chi legge la libera facoltà di immaginazione e libero pensiero delle conseguenze logiche che continuano a gravare su questa arteria principale trecasese. Io ho detto la mia.
Nino Vicidomini