Anni di promesse, sogni di più generazioni di fatto umiliati a bagnoli dall’incapacità gestionale di uno dei siti più rappresentativi del territorio partenopeo. Tutto in malora: dopo la sentenza del tribunale che ha decretato di fatto il fallimento di Bagnolifutura dopo venti anni di “agonia” l’ombra della disoccupazione, del fatalismo rinunciatario e della mancata bonifica di un territorio altamente inquinato dalla massiccia attività industriale che nel corso degli anni aveva reso il sito quasi invivibile.
Si assiste così al tracollo del buon senso, all’ennesima presa in giro ordita abilmente da chi avrebbe dovuto impegnarsi in modo ben più incisivo nel perorare una causa dal cui corretto espletamento burocratico dipendeva il futuro di migliaia di persone. Questa è Napoli , questo l’andazzo vergognoso di una città che si consente di applaudire ancora Maradona mentre sfrecciano nel golfo potenti offshore invece di ribellarsi al lassismo con il quale il governo locale guidato dal sindaco De Magistris ha messo la capitale del sud in ginocchio. Biechi amministratori hanno nel tempo ben collocato nei posti chiave della città propri “uomini” che continuano imperterriti a fare il bello e cattivo tempo all’interno della comunità, a determinare il futuro di ignari lavoratori rei solo di non essere affiliati ad alcun clan ne di appartenere a poteri massonici o politici.
Piazze principali trasformate in orinatoi a cielo aperto, contraffazione diffusa ovunque e truffe di ogni genere scandiscono i ritmi di una perla del Mediterraneo che nessuno ad oggi tra la classe politica indigena ha dimostrato di amare sul serio. Perifrasando una celebre commedia di Eduardo De Filippo potremmo dire che “la nottata a Napoli non passa mai”: studenti, artisti e tecnici fuggono da partenope in cerca di giusta collazione altrove maledicendo in molti casi una terra in cui camorra e clientelismo politico appaiono inestirpabili. Bagnoli è lo specchio triste e fedele di questa implosione : della serie a Napoli si è persa anche la forza di “sperare” in un cambiamento positivo.
Alfonso Maria Liguori