Marafioti lascia la segreteria del Partito Democratico

boscoreale

Si Dimette. Si è dimesso. Non ancora. Forse, non si dimette più. Alla fine la notizia è uscita: Dino Marafioti lascia. Va via e ringrazia tutti quelli che gli sono stati accanto in questi anni passati alla guida del partito. Si è dimesso dalla carica di segretario del Pd lasciando orfano un gruppo politico che così perde uno dei protagonisti della politica locale, da almeno trent’anni a questa parte. È stato come sfogliare una margherita, in questi ultimi giorni. No, non quella Margherita che per alcuni anni, a Boscoreale come in tutta la penisola, fu l’emblema di un partito politico di belle – e solo belle – speranze. La margherita che i politici di Boscoreale hanno “spetalato” (per usare un neologismo di fresco conio che vale “togliendo i petali”) è quella che alla fine ha portato alle dimissioni del segretario del piddino.

Un evento (è così difficile e complicato dare le dimissioni che anche i più decisi, spesso, desistono) la notizia che, ormai, può essere considerata come l’unica nota “piccante” della politica boschese. Un fatto straordinario (senza considerare quell’altro ancora più straordinario: il Pd ha stravinto le elezioni europee, a Boscoreale, staccando “grillini” e Forza Italia con numeri a due cifre) che sta tenendo banco un poco tra tutti i politici locali e non, in queste giornate di tempo incerto (anche lui), in attesa del “tutti al mare” lanciato da un’amministrazione stracca e svagata, che pare trascinarsi sulle ginocchia, sempre di più, ogni giorno che passa. Eppure, Marafioti più e più volte aveva tentato di spronarla, di spingerla all’azione, quella politica. Bacchettando spesso, e persino, anche i suoi. Ma, pare che i suoi inviti a darsi da fare, a mettere in cantiere azioni e proposte, siano stati disattesi e che i risultati abbiano lasciato l’amaro in bocca al politico navigato.

Altra notizia succulenta, ma ancora tutta da verificare è quella che riporta le voci su presunti cambi di casacca che starebbe per fare il senatore Pietro Langella. Per il quale si aprirebbero, se così fosse, le porte di una intesa con il Pd. Tutto da verificare, davvero. E tutto da toccare con mano. Anche se in politica non si può “mai dire: mai”. Resta da capire e da constatare, se accordo ci sarà, quando eventualmente ci dovesse essere, su quali basi esso andrà a costituirsi e, principalmente con chi. Sarà una intesa basata su una sorta di “mutuo soccorso” da mettere in campo, assieme ad altri, per evitare problemi su uno scenario politico – territoriale alquanto difficile e complicato? Oppure l’alleanza avrà altre motivazioni? Niente di niente trapela anche in questo caso. E tutto quello che si dice fuori è frutto di illazioni.

C’è però un fatto: il Senato dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) sparire ed essere sostituito (come e quando non si sa, ancora); le Province, idem, e si aspetta (almeno queste sono le intenzioni dette e dichiarate) la nascita della città metropolitana; la Regione vedrà – e anche qua siamo ai “si dice” – la riduzione consistente dei parlamentari; le Europee sono state appena fatte. Ecco, dunque lo scenario. Come restare nel “frullatore politico” ed essere rieletti? È difficile e complicato. Non solo per il senatore Langella ma anche per Mario Casillo che tra qualche anno cercherà conferme in Regione. E allora? Si daranno una mano a vicenda? Chissà. Si dovrà perciò aspettare un poco per capire come si muoverà la politica locale. Certo che tutto si sta muovendo. In maniera silenziosa. E “pur si muove”. Come pare abbia detto uno che di nome faceva Galileo, e di cognome, Galilei, qualche secolo fa. Anche se allora non fu creduto.

Anna Maria Maresca

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