Teatro Grande: tutti dentro!

Oggi forse la giustizia sta per dare dignità agli Scavi di Pompei, al Teatro Grande e alle proteste di chi come noi ancora non si è arreso e continua a pensare che l’immenso tesoro donatoci dalla storia può essere e deve essere fonte di reddito e di sviluppo

Per i lavori al Teatro Grande degli Scavi di Pompei l’ex Commissario Straordinario Marcello Fiori, e gli altri sei indagati sono stati rinviati a giudizio dal gup Antonello Anzalone del tribunale di Torre Annunziata.

Quattro anni fa il Gazzettino vesuviano fu l’unico giornale a combattere lo spreco di denaro pubblico che si stava facendo nella “ristrutturazione” più che restauro del Teatro Grande degli Scavi di Pompei. Il risultato finale fu una colata di tufo che trasformò il teatro degli Scavi in quello che noi chiamammo il Nuovo Teatro Grande. Uno scempio perpetrato ai danni della storia e della cultura dell’antica città romana all’ombra del Vesuvio.

Noi gridammo allo scandalo.  Quando ad inaugurare l’arena da villaggio turistico che i lavori avevano prodotto venne il Maestro Muti titolammo “Ciechi e Muti”.

Distribuimmo giornali agli invitati e ci opponemmo con la penna fino in fondo. La nostra protesta fu anche ripresa dal programma Rai “Agorà” che venne a farci visita in redazione.

Oggi forse la giustizia sta per dare dignità agli Scavi di Pompei, al Teatro Grande e alle proteste di chi come noi ancora non si è arreso e continua a pensare che l’immenso tesoro donatoci dalla storia può essere e deve essere fonte di reddito e di sviluppo per la città e per l’intera area vesuviana.

Il provvedimento arriva quattro anni dopo l’inaugurazione di quello che, gli attuali imputati, chiamarono e chiamano restauro, il cui costo lievitò dai 450mila euro iniziali dell’aggiudicazione fino a circa 5 milioni per poi arrivare addirittura a 8 milioni dopo gli accertamenti della Corte dei Conti. Il tutto durante la gestione commissariale dell’area archeologica tra il 2008 e il 2010.

Sei mesi dopo quello che non riusciamo a non chiamare scempio del Teatro Grande, dopo lo sperpero, la malagestione, il grande falò di soldi pubblici svaniti nel nulla, abbiamo dovuto registrare il crollo della Schola Armaturarum, monumento che una piccola parte di quei milioni buttati avrebbe potuto salvare evitando quella che oltre a una perdita irrecuperabile segnò anche una figuraccia internazionale per l’intera Nazione.

A quel punto, e non poteva essere diversamente, la Procura di Torre Annunziata aprì un fascicolo d’inchiesta affidato ai pm Rossella Annunziata ed Emilio Prisco ed affidò le indagini alla Guardia di Finanza di Torre Annunziata e al colonnello Carmine Virno. Le Fiamme Gialle ricostruirono quanto accaduto e inevitabilmente partì l’accusa per gli indagati guidati proprio da quell’ex “Commissario Straordinario” Fiori che davanti alle telecamere aveva dichiarato di aver “ridato al sito la vecchia funzione” avallando quanto noi avevamo denunciato: si era trattato proprio di una ristrutturazione. Il restauro, purtroppo per Pompei era tutt’altra cosa, ma con i restauri i costi lievitano poco.

Oggi tutti gli indagati, a vario titolo, sono accusati di truffa, frode e abuso d’ufficio.

A processo, dunque, andranno anche l’attuale responsabile dei club «Forza Silvio», la titolare della ditta esecutrice di quei lavori, Antonio Costabile, Luigi D’Amora, Lorenzo Guariniello, Salvatore Palazzo e Vincenzo Prezioso.

«La conferma delle ipotesi indiziarie emerse dalla difficilissima inchiesta della magistratura – è il commento di Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio Patrimonio Culturale – apre uno squarcio importante sugli anni di cattiva gestione all’interno dell’area archeologica di Pompei. Altre attività e altri capitoli, fatti di sprechi e attività diverse dalla conservazione del monumento, attendono ancora l’accertamento di responsabilità. A questo punto, però, ora è necessario che si attui nel più breve tempo possibile il ripristino dell’originario stato dei luoghi di uno dei teatri più importanti dell’antichità, trasformato in un volgare teatro da villaggio turistico».

Gennaro Cirillo

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