All’indomani del provvedimento restrittivo al 41 bis (carcere duro) emesso dai giudici nei confronti dei boss ercolanesi Luigi e Alfio Papale (capi dell’omonimo clan) cresce esponenzialmente il numero di pezzi da novanta della mala sottoposti a detenzione di massima sicurezza in unità carcerarie situate in altre regioni. Nello specifico ad Alfio Papale è toccato il carcere di Novara mentre per il fratello Luigi si sono spalancate le porte del penitenziario di Spoleto.
Un duro colpo inferto ad una camorra dalle capacità rigenerative e aggregative rilevanti: in paese sono in tanti a scommettere su alleanze eccellenti stipulate dal clan Ascione –Papale con potenti sodalizi malavitosi campani. Alleanze finalizzate proprio a supportare la cosca in momenti “difficili” causati da lunghe detenzioni di esponenti principali o da maxi sequestri di beni immobili e mobili. Usura, estorsione, traffico di stupefacenti : queste le attività illecite di un crimine organizzato mosso molto probabilmente da mani insospettabili e dalle stesse indirizzato per quel che concerne il riciclo di denaro sporco e gli investimenti da effettuare soprattutto in ambito immobiliare.
La situazione è caotica: chi conosce Ercolano, chi ci è nato e cresciuto sa che alcune famiglie sono talmente estese da accogliere all’interno delle stesse professionisti e camorristi, onesti commercianti e usurai, persone per bene e delinquenti matricolati. In questo marasma è difficile fare chiarezza, stabilire con lucidità dove inizi l’illecito e finisca il lecito eternamente tentati dall’etichettare imprenditori e professionisti di grido come “complici” del malaffare solo perché imparentati in modo più o meno stretto con esponenti di spicco della malavita stessa. Ecco perché l’onesto contribuente ercolanese spera nell’avvento di una nuova classe politica, di volti puliti e avulsi a qualsiasi condizionamento territoriale che possano realmente imprimere una svolta positiva ad una comunità vesuviana in cui sono veramente pochi a credere ancora.
Alfonso Maria Liguori