Processo “Hama’l”, condannati in primo grado gli esponenti dell’organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti. Il Tribunale di Napoli ha condannato a 20 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al narcotraffico Vincenzo e Francesco Scarpa in quanto promotori dell’organizzazione criminale.
Riviste, invece, alcune posizioni, come quella di Alessandro Scarpa, ritenuto solo partecipe come Francesco Di Capua: per entrambi la condanna è stata di 14 anni, come per Giuseppe Mele. Per Pasquale Scarpa la pena è stata di 12 anni; per Giuseppe Panariello è arrivata una condanna di 9 anni e 4 mesi a fronte di una richiesta di 16 anni. Responsabilità ridimensionate anche per Andreina e Raffaele Gargiulo, condannati rispettivamente a 7 anni, a fronte di una richiesta di 12 anni di reclusione. Per gli altri imputati, con posizioni ritenute “marginali” all’interno del sodalizio criminale, sono arrivate pene inferiori che vanno dai 6 ai 4 anni.
Secondo l’accusa, Vincenzo Scarpa aveva creato un vero e proprio cartello criminale che riusciva a rifornire di droga indistintamente i clan Gallo-Cavalieri e Annunziata di Torre Annunziata, ma anche i Falanga di Torre del Greco e i Licciardi di Secondigliano, nella periferia di Napoli. L’alleanza camorristica importava ingenti quantitativi di cocaina dalla sua base operativa in Spagna e dall’Olanda, sfruttando i voli turistici e le tratte dei tir.
Figlio del defunto boss Natale Scarpa, Vincenzo alias “’o dottore” fu arrestato a Roma lo scorso 9 settembre dal Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza di Napoli mentre cercava di imbarcarsi su un volo da Fiumicino a Madrid con un falso documento di riconoscimento. In valigia aveva 12.500 euro in contanti. A quel punto scattò il blitz «Hama’l» che in 24 ore portò le fiamme gialle ad arrestare 34 persone tra Napoli e provincia.
L’affare era redditizio per le casse dell’organizzazione, tanto che i finanzieri sono riusciti a sequestrare poche settimane fa oltre 2 milioni di euro di beni tra Boscotrecase e Torre Annunziata (7 abitazioni, 2 esercizi commerciali, cospicui conti correnti e veicoli), tutti riconducibili a Vincenzo Scarpa e ai suoi gregari. Tra gli appartamenti sequestrati c’era anche quello in uso ad un affiliato ai Gallo-Cavalieri, in stile sfarzoso, pieno di marmi, ori e preziosi, e addirittura un gabinetto completamente decorato.