Gli inquirenti hanno ancora molti dubbi circa il movente, ovvero impadronirsi di una moto, che ha spinto la banda di malviventi a fare fuoco. Le autorità hanno parlato di una «rapina atipica» e non escludono che gli appassionati di cross siano finiti in una sorta di zona «proibita» e che quindi andavano allontanati in ogni modo: è proprio lì, infatti, che gli stessi carabinieri ogni anno sequestrano tonnellate e tonnellate di marijuana coltivata sui pendii più impervi dei monti Lattari.
A pochi giorni dall’operazione «Monti Lattari 3», che ha fatto finire in carcere cinque agerolesi per estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza e produzione, traffico e detenzione di stupefacente, all’alba di ieri le forze dell’ordine sono tornate nel piccolo centro a far tintinnare le manette.
I carabinieri della compagnia di Castellammare hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Torre Annunziata e da quello per i Minorenni di Napoli su richiesta delle rispettive Procure a carico di quattro indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in rapina, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo e di lesioni personali aggravate.
Tra gli indagati c’è una quarta persona residente a Gragnano al momento irreperibile.
I fatti, come già accennato, risalgono al marzo scorso. Nella serata di domenica 16 marzo giunge all’ospedale «San Leonardo» di Castellammare un giovane di Agerola accompagnato da altri due amici: ha una ferita di arma da fuoco ad una gamba guaribile in dieci giorni. Al nosocomio arrivano anche i carabinieri.
Il ragazzo racconta loro che si trovava in località «Santa Maria dei Monti» per praticare il motocross quando è stato avvicinato da quattro persone che, armate di pistola, volevano rapinargli la sua due ruote: «Uno di loro mi ha sparato». La sera stessa i carabinieri provano a raggiungere il posto indicato dalla vittima, ma tra l’oscurità e i sentieri impraticabili devono desistere fino all’indomani.
Il giorno dopo i militari si rendono conto della particolarità del luogo designato dagli sportivi, e che dopo gli arresti di ieri costituirà il punto da cui far partire nuove indagini. È anche grazie a quei pendii che i Lattari sono stati ribattezzati la «Giamaica italiana», dove i padroni della montagna coltivano droga tenendo a debita distanza persone ed animali.