Eppure da quattro anni ci sentiamo proprio come quei giovani scelti come pasto per il Minotauro, gettati nel labirinto di specchi in balia delle voglie e degli umori del mostro. Non abbiamo un vero e proprio eroe-Teseo a cui affidare le nostre sorti, benché abbiamo riposto fiducia e attese nelle mani dei sindacati e come filo di Arianna ci portiamo dietro da un lato, la certezza di non essere i figli del peccato, come spesso vogliono definirci, dall’altro, un po’ di leggi e delibere favorevoli che la politica è riuscita finalmente a produrre dopo anni di contorcimenti e ambiguità.
Il Minotauro si affacciò da subito su noi di Tess per fare un sol boccone di collaboratori e consulenti, quasi tutti colleghi preparati e preziosi spesso per soli 900-1000 euro mensili; ci spiegarono che era per tagliare i costi ed evitare sprechi salvo accorgerci molto dopo che ciò che per noi fu dovuto per altri era un’opzione.
Da quattro anni nel labirinto, ci siamo riflessi all’infinito negli specchi deformanti della politica, da quella regionale a quella locale, tra tronfie promesse di caporal-maggiori dissoltesi al primo bilancio comunale e minacce di soluzioni monche; il Minotauro ci ha annusato e leccato sottoforma di quote azionarie di minoranza, per cui quattordici si sarebbero salvati e altrettanti sarebbero finiti in pasto all’insipienza o agli impedimenti oggettivi dei Comuni e della Provincia.
Noi abbiamo tenuto duro, senza mai lasciare il filo della coerenza e della presenza: siamo diventati urlatori per necessità, creativi della protesta, palpitando e sperando a ogni nota, proclamo, o minimo sussulto che uscisse dai palazzi. Il Minotauro si è pure riaffacciato tante volte con la bava di chi ha provato a lusingarci e a dividerci, a disegnare improbabili soluzioni, a convincerci di non avere le carte in regola per ambire ad una salvezza o, al contrario, a rassicurarci di essere in cima ai pensieri di tutti.
Poi ci è parso che il mostro si fosse addormentato, abbiamo trovato il coraggio di trafiggerlo con le armi costruite lungo la strada, la Legge Regionale 15/13 sull’agenzia di sviluppo, la Delibera 99 sulla mobilità interna alle partecipate, il nuovo piano industriale di Sviluppo Campania di imminente approvazione. Col fiato sospeso per assestare il colpo mortale alla belva che ci affligge, l’abbiamo vista riaprire l’occhio vuoto e liquido della burocrazia, mostrare le fauci affilate del cavillo e così il Minotauro ha ripreso a inseguirci, a muggire “aveta tenè pazienza” per aspettare una nota che non arriva mai e a apporre catenacci arrugginiti alle vie d’uscita, perfino alle finestre della cassa integrazione, che dovrebbero essere naturalmente aperte per far passare quel filo d’aria che ci fa sopravvivere.
Da venerdì scorso siamo ancora una volta sul punto di soccombere: mentre aspettiamo l’approvazione del piano industriale di Sviluppo Campania per giovedì, ci ritroviamo il bando di selezione per consulenti super-esperti (e super-pagati) per le nuove commesse affidate a quella società; mentre chiedevamo che fosse accelerato il passaggio di carte per continuare il pagamento della cassa integrazione in deroga, burocrati ineffabili vecchi e nuovi, pagati eccessivamente per assumersi responsabilità che non si assumeranno mai, si rimpallano la decisione di inviare i conteggi all’Inps trincerandosi dietro cavilli e doveri, regolarità formali e deficit di bilancio, note da scrivere e impegni da mettere nero su bianco, annientando anche la buona volontà ad aiutarci, pur di difendere le loro scrivanie, le loro poltrone, i loro miserabili feudi di potere. Ognuno ha esibito le sue formali ragioni di facciata, ma tutti sono accomunati dalla mediocrità e dalla vergogna di fare ciò intorno agli spiccioli, 691 euro mensili, destinati a noi sfortunati prigionieri del labirinto di specchi senza fine.
Un dipendente di TESS Costa del Vesuvio in liquidazione