Oltre cinquanta giorni in cui si è detto tutto ed il contrario di tutto. Si sono raccontate dinamiche e sono state innescate polemiche e rivolte accuse a tutti, quasi indistintamente.
Errore, fatalità, follia, De Santis, gli ultrà, il Questore, il Prefetto, i romanisti, i napoletani, ‘a carogna. Era una partita di calcio, solo una partita tra due belle formazioni che bene avevano fatto fino a quel momento. Due squadre che avevano soddisfatto i propri supporter con un ottimo campionato, un’ottima Coppa Italia.
E poi muore Ciro, Ciro Esposito, un giovane di Scampia. “Giovane”, “muore”, “Scampia”: tre parole che quelli come me, quelli dell’informazione, sono soliti scrivere, purtroppo quotidianamente.
Di giovani, di morte, di risse, pistole, feriti, spaccio e ancora morte e di Scampia siamo abituati a trattare, abituati a raccontare e a schiaffare in prima pagina, quasi anestetizzati da questo lavoro, quello di informare, guardando proprio in direzione di tutte queste parole. Parole che diventano tragiche ed insanguinate proprio quando coniugate le une con le altre. Le morte di Ciro, Ciro Esposito, resta però una morte assurda.
Non si può raccontare una tragedia così grande in un articolo. Questa no! Non sono riuscito a capirla e non riesco a raccontarla, non si può morire a vent’anni, sull’asfalto.
Non si può morire mentre si va allo stadio, mentre si ride, si canta e si spera nella vittoria della propria squadra. Quella che non potrà non venire perché è una vittoria che riscatta un intero popolo. Ciro Esposito invece, non ha vinto. Quella vittoria tanto attesa, quella vittoria per la quale aveva percorso centinaia di chilometri, quella vittoria lui non l’ha vista.
Oltre cinquanta giorni nella speranza di rivedere Ciro di nuovo in forma, sorridente e pronto a ripartire al seguito della sua squadra. Così non è stato. Ciro ci ha lasciati e non riesco a capirne il perché. Adesso si temono le reazioni, ma si spera nel buon senso.
Il fatto è che quella palla che rotola ha perso energia raggiungendo Ciro, che non è la prima vittima della stupidità, dell’impotenza, dell’ignoranza, della follia, di un popolo che si ricorda di essere una sola cosa solo ogni quattro anni imbandierando l’intera penisola di tricolori. E scusatemi allora se della sconfitta della Nazionale, in questo momento, davanti alla sconfitta di tutta la Nazione, non me ne frega proprio niente.
Adesso del sorriso e del ciuffo biondo di Ciro, Ciro Esposito, giovane di Scampia, non resta che il ricordo che ci hanno trasmesso le tante foto che girano sul web.
Adesso bisogna solo attendere una giusta pena per tutti i colpevoli. Non una vendetta, ma una presa di coscienza che tutti noi dobbiamo fare, perché era solo una partita di pallone.
Gennaro Cirillo