Condanna, con lo sconto, per l’aggressore del dirigente comunale sorrentino. Ieri mattina, il gip Antonello Anzalone del tribunale di Torre Annunziata ha condannato a 7 anni di reclusione Mattia Amitrano, il parcheggiatore 57enne di Massa Lubrense, che lo scorso novembre aggredì con un coltello ed una bottiglia il Donato Sarno, capo del settore patrimonio del Comune di Sorrento. A fronte di una richiesta di 10 anni di reclusione avanzata dall’accusa, il giudice oplontino ha parzialmente accolto le istanze presentate dall’avvocato Luigi Alfano, legale difensore del 57enne, che durante la sua lunga ed articolata arringa difensiva ha spiegato come Amitrano abbia “agito per disperazione, non con l’intento di uccidere, ma per spiegare le proprie ragioni a fronte di una ingiustizia che lui credeva di aver subito”.
Il caso è quello di un appalto per i parcheggi dal quale Amitrano era stato escluso. “Per questo motivo – ha aggiunto l’avvocato Alfano – chiediamo anche alla Procura di Torre Annunziata di aprire un’inchiesta, poiché crediamo che ci siano stati condizionamenti ed irregolarità da parte del Comune di Sorrento nell’assegnazione dell’appalto da 50mila euro al quale il mio assistito aveva partecipato”. Una richiesta, questa, avanzata presentando anche ampia documentazione, che sarà nuovamente proposta ai magistrati nel processo d’Appello che il legale di Amitrano chiederà nei prossimi giorni. Nel frattempo, si attendono le motivazioni della condanna.
I fatti risalgono al 14 novembre scorso. Poco prima delle 18, il 57enne entrò nel conservatorio Santa Maria delle Grazie, edificio che si trova in piazza Sant’Antonino ed ospita la sede distaccata del municipio di Sorrento, ed aggredì la sua vittima mentre era in bagno. Con un fendente gli staccò parzialmente il mignolo di una mano, mentre con una bottigliata lo colpì alla testa. Amitrano fu bloccato dall’intervento di alcuni dipendenti comunali attirati dalle urla della vittima. Dopo la condanna in primo grado, il 57enne è tornato nella sua abitazione dove è relegato agli arresti domiciliari, anche se il suo legale ha già presentato richiesta di attesa in stato di libertà del secondo grado di giudizio per “la mancanza di pericolo nella reiterazione del reato” da parte del suo assistito.