In tempi di corsi di recupero vediamo come continua l’emergenza scuola….e ancora si parla di insufficienti fondi per l’andamento ordinario. Dopo Brescia e Bolzano, anche la provincia di Barletta, Andria e Trani approva la costituzione di un albo di ex docenti disponibili a mettere gratuitamente a disposizione degli studenti la propria esperienza didattica e professionale per realizzare attività di recupero e/o sostegno. I motivi della Giunta pugliese: chi è stato insegnante una volta, è insegnante per sempre; spazio al principio di solidarietà intergenerazionale.
Quante belle parole per mascherare altre verità. Non si investe nella scuola, non si ha intenzione di investire nella scuola, troviamo soluzioni a costo zero.
Le scuole pubbliche hanno sempre più difficoltà ad organizzare lezioni aggiuntive per il recupero degli studenti in difficoltà e con basso profitto? Non c’è problema: ci sono gli enti locali, che negli ultimi tempi si stanno sostituendo allo Stato. Peccato che lo facciano solo in un modo: riportando in classe gli insegnanti in pensione, coinvolgendoli in un’opera di mero volontariato.
La giunta provinciale BAT (Barletta-Andria-Trani) decide “di approvare l’iniziativa dell’istituzione di un Albo informale di docenti e professionisti in pensione disponibili a mettere a disposizione degli studenti gratuitamente la propria esperienza didattica e professionale per realizzare attività di recupero e/o sostegno in favore dei medesimi studenti”.
Il presidente e gli assessori provinciali hanno preso questa decisione, all’unanimità, dopo aver preso atto della “difficoltà sempre più crescente
Ma se le premesse sono corrette, la soluzione escogitata in Puglia, come a Brescia e in Alto Adige, per risolvere il problema è inaccettabile.
Non è un discorso contro il volontariato. Però in questo modo lo Stato Italiano delega ad altri su funzioni proprie come l’istruzione e il diritto al lavoro.
La verità è unica: si bloccano gli stipendi, la progressione di carriera, l’indennità di vacanza contrattuale, tolgono i fondi del MOF (che significa Miglioramento dell’Offerta Formativa……da riflettere se queste parole hanno ancora un senso) e poi per recuperare mancanze si esalta l’importanza del volontariato.
Il volontariato è importantissimo, ma facciamolo fare non sull’ordinario (e i corsi di recupero secondo la circolare 92/2007 è un obbligo delle scuole). Quello deve restare di pertinenza dell’amministrazione perché è un dovere costituzionale dello Stato Italiano di garante del diritto allo studio e alla formazione dei giovani.
Tra poco si chiederà agli insegnanti in pensione di sostituire gratuitamente e mediante volontariato i docenti assenti per malattia per esempio. E’ successo poco tempo fa che due asili nido di Napoli, l’Agazzi di via Orazio e il Margherita di Savoia in via Santa Maria in Portico, sono rimasti chiusi perché non è stato possibile sostituire le maestre in malattia.
Il Presidente del I municipio, Chiosi ,ed il Vice Presidente, Pierantoni, hanno spiegato che “la situazione di cassa del Comune non consente di firmare nuovi contratti e quindi non è possibile inviare delle supplenti”.
Anche questo scandaloso, e speriamo mai frequente, accadimento è conseguenza della mancanza di fondi
Il punto è anche un altro: ci si dimentica che vi sono centinaia di migliaia di docenti precari, selezionati e formati (e altre decine di migliaia che stanno per essere formati visto che è partito l’iter per il secondo ciclo dei Tirocini Formativi Attivi) proprio per far crescere e sostenere i nostri giovani? Perché si ricorre a certe forzature che snaturano un principio chiave del nostro Paese: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Perché si dimentica che vi sono migliaia di docenti precari, selezionati e formati, laureati e abilitati, i quali per essere assunti a titolo definitivo devono attendere anche decenni? Perché si continua ad ignorare una precisa direttiva comunitaria che sostiene il contrario?
La verità è che si continuiamo a sfornare Leggi di Stabilità che comportano impegni probanti, sostenuti con svariate decine di miliardi di euro, ma poi per tagliare 400-500 milioni di euro alla Scuola si mette in crisi l’intero sistema d’istruzione.
Si cambierà direzione?
Stefano Cavallini
Presidente Regionale Anief Campania