Emergenza Sarno, Legambiente: “Salve solo le sorgenti”

unnamedSu sedici punti campionati lungo gli oltre 24 chilometri del fiume Sarno soltanto i tre prelievi effettuati alle sorgenti meritano un giudizio di «buono» o «sufficiente» mentre per tutti gli altri – man mano che ci si avvicina alla foce – il giudizio è di «scarso» e «cattivo». I risultati del monitoraggio chimico-fisico di «Goletta del Sarno» confermano, dunque, il grave grado di sofferenza del bacino, dovuto ancora alla presumibile presenza di scarichi di reflui urbani e industriali per nulla o non opportunamente depurati che confluiscono direttamente nelle acque del fiume. Una situazione sostanzialmente ancora molto critica.

Sono questi, in sintesi, i risultati delle indagini condotte da «Goletta del Sarno», una campagna di monitoraggio del fiume promossa da Legambiente Campania e realizzata da «Leonia» circolo Legambiente del territorio del Sarno in collaborazione con i circoli di Legambiente di Solofra e Castellammare, con il supporto scientifico e logistico di Cirf Campania e «Amici del Sarno» e con il supporto tecnico della azienda «Hach Lange». Il dossier Sarno è stato presentato mercoledì mattina – presso la Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia – in occasione della prima tappa campana della Goletta Verde.

È importante ricordare che il fiume non nasce inquinato, ma subisce le aggressioni delle carenze del sistema fognario-depurativo che non copre tutti gli insediamenti abitativi, dell’agricoltura che usa fertilizzanti chimici e fitofarmaci, dell’industria che non tratta adeguatamente i propri scarichi idrici. Nove i punti analizzati lungo il Sarno (1 buono e 2 sufficienti, alle sorgenti mentre tutti gli altri con giudizio di “scarso” e “cattivo”).

Quattro i punti solofrana (tutti con indice “scarso”). “Cattivo”, invece, il giudizio per i due prelievi all’Alveo comune nocerino e quello al Cavaiola. «Il disinquinamento del Fiume Sarno e il suo bacino idrografico costituiscono una vertenza storica di Legambiente iniziata circa 30 anni fa, quando i livelli di inquinamento delle acque arrivavano ad altissimi livelli, tanto da indurre nel 1992 a dichiarare il bacino del Sarno “area ad elevato rischio di crisi ambientale“– afferma Luca Pucci, del direttivo di Legambiente Campania -.

Si tratta però anche di un territorio sottoposto al più dissennato consumo di suolo e ad una espansione insediativa estremamente disordinata e afflitta da abusivismo edilizio, su cui grava una diffusa vulnerabilità al dissesto idrogeologico. Di contro c’è un territorio di straordinario valore paesaggistico e ambientale, storico e culturale, pervaso da aree archeologiche di rilevanza mondiale, localizzazione di produzioni orticole a denominazione protetta. Ed è da qui che bisogna ripartire».

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