La massoneria non ha più interessi imprenditoriali su Napoli? Il quesito nasce dalla implosione registrata all’interno della capitale del Mediterraneo e iniziata con l’abbandono dell’area di giganti dell’industria con conseguente impennata del tasso di inoccupazione e disoccupazione locale.
Su questo punto occorre fare chiarezza e non cedere alle facili lusinghe dell’ ipocrisia sociale : chi conosce i fatti sa bene quali progetti futuristi e innovati erano previsti per l’aria orientale di Napoli e per Bagnoli , quanti posti di lavoro da distribuire sulla carta a tutto beneficio dell’economia indigena e del futuro delle nuove leve.
Dinanzi al naufragio annunciato di queste mirabili iniziative non resta che chiedersi che fine abbiano fatto i “grandi maestri ” di una corporazione talmente potente da governare lo scacchiere partenopeo da sempre. Le attuali miserabili comparse che fallimento dopo fallimento tentano esclusivamente di mantenere la propria carica governativa sono solo l’ombra del reale potere che si cela a monte di una città dalle tradizioni culturali celeberrime.
Immondizia ovunque, viados, prostitute di colore quasi sempre già destinatarie di provvedimento di espulsione, baraccopoli sprovviste dei più elementari servizi igienici colorano la periferia di una Napoli dove ormai i ratti hanno fissa dimora e le blatte trascorrono volentieri il periodo estivo.
Perché allora prendere in giro la gente, gettare fumo negli occhi di chi si barcamena per mettere onestamente insieme pranzo e cena in un momento di spaventosa recessione economica : si colpiscano invece i responsabili cominciando dall’identificare i veri proprietari ( e ci sarebbe da rabbrividire) delle mega barche ormeggiate nel golfo, delle auto e degli immobili di lusso per non parlare delle attività ristorative. Il tutto nella speranza che i massoni, quelli che contano, tornino ad investire qualitativamente su Napoli e sulle immense risorse presenti in essa. Della serie : ubi maior minor cessat.
Alfonso Maria Liguori