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Scavi di Pompei: è polemica sui fondi europei “spesi male”

crollo pompei

“Forse è meglio rimandare indietro i fondi europei per Pompei, piuttosto che spenderli con restauri fatti male, il risultato del restauro rischia di essere compromesso”. A parlare è Salvo Barrano, presidente dell’Associazione nazionale archeologi (Ana). “Dal 1998 Pompei -ricorda- viene gestita male. Certo Fabrizio Barca, quando era ministro per la Coesione territoriale, stanziò 107 milioni di euro: una vera e propria valanga di soldi che però non vennero spesi bene”.

“L’unico modo per spenderli era quello -continua Barrano- di accelerare le procedure di spesa, tuttavia sono mancati staff adeguati e progetti efficaci. Il risultato ora purtroppo è sotto l’occhio di tutti”.

“Tanto per fare un esempio -fa notare- il restauro di una domus recentemente inaugurata è stata definita ‘volgare’. Per questo credo sia meglio non avere quei fondi europei se devono essere spesi male, da chi non riesce a programmare. E non mi riferisco solo ai ministri e ai sovrintendenti che comunque negli anni si sono alternati, ma anche agli alti dirigenti che sono sempre rimasti al loro posto”.

A livello tecnico, il presidente Ana spiega, inoltre, come “nei restauri si abusi di cemento armato e di prodotti tossici che contribuiscono a rovinare reperti e scavi”.

Sulla questione dei furti e delle recenti inchieste che hanno provato quanto sia semplice portare via dei reperti dal sito di Pompei, Salvo Barrano si dice “sconvolto che qualcuno ci sia riuscito, visto che stiamo parlando si uno dei siti archelogici più sorvegliati rispetto agli altri del Paese; figuriamoci cosa succede negli altri posti dove non esistono telecamere e la sorveglianza è pressoché inesistente”.

“E non è tutto: non posso, infine, che giudicare indecente -ammette- che per far fronte alle carenze di organico il ministero abbia bandito, con Ales spa, un avviso per reclutare giovanissimi senza esperienza e offrendo loro un contratto precario”.

“Pompei è l’ennesimo paradosso italiano. Un sito archeologico dalle straordinarie potenzialità, possibile volano di sviluppo per l’economia regionale, mortificato da uno stato di incuria e di abbandono e dalla disattenzione dell’amministrazione pubblica e del governo”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella, intervenendo alla conferenza stampa sulla vicenda Pompei e sullo stato dell’edilizia regionale promossa da Cgil e Fillea Campania.

“Del Grande Progetto – ha ricordato Tavella – abbiamo raccolto solo le briciole. Pochissimi sono i cantieri aperti e dei 105 milioni di euro disponibili, fra fondi nazionali ed europei, ne sono stati spesi solo 13, appena l’11,5%. Nel frattempo gli scavi hanno conquistato una ribalta mediatica negativa in conseguenza delle precarie condizioni della struttura, dal punto di vista della sicurezza e della tenuta e anche di una discutibile iniziativa sindacale, dalla quale abbiamo subito preso le distanze, che ha lasciato migliaia di turisti in attesa fuori ai cancelli”.

Secondo Tavella “è necessario rilanciare il protocollo sulla legalità per evitare, come è già accaduto per il cantiere della Domus del Criptoportico, che si assegni un appalto con il meccanismo del massimo ribasso e si consegni un lavoro che appare già in pessime condizioni”. Per il segretario generale Cgil Campania “occorre fare sistema e mettere in rete i vari siti archeologici come Pompei, Paestum, Velia, Pozzuoli, Ercolano, Caserta e Padula, valorizzare le ricchezze del nostro territorio. C’è un indotto straordinario che, oltre agli addetti degli scavi di Pompei, può riguardare migliaia di lavoratori”.

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