Tale sistema, evidenzia il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, “era stato concepito al fine sia di eludere la normativa antimafia che di evitare che i beni interessati fossero sottoposti a sequestro penale” nell’ambito dell’operazione ‘Hermes’, che nel 2009 fece luce su una vasta e articolata organizzazione facente capo a Grasso e posta a disposizione della camorra napoletana, del clan dei Casalesi e della mafia siciliana, dedita all’acquisizione, alla costituzione e alla gestione illecita di imprese operanti sull’intero territorio nazionale nel settore dei giochi pubblici e delle slot machine illegali.
L’operazione Hermes, eseguita dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 34 persone, con il contestuale sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 155 milioni di euro.