Della sfortunata spedizione azzurra in Brasile bisogna discernere i calciatori meritevoli di ulteriore chances dai bocciati definitivi, per carattere più che scarsità tecnica.
La gestione Prandelli, sebbene tecnico competente e preparato, si è contraddistinta per scelte sbagliate e gruppo assemblato male. Facile parlare a posteriori ma alcune scelte non ci hanno convinto. Senza voler scaricare le colpe su qualcuno in particolare ma se Luca Toni, a 38 anni suonati, continua a gonfiare le reti avversarie un motivo ci sarà.
Grinta, caparbietà ed amor proprio sono le peculiarità di Toni ciò che manca al cosiddetto super-Mario ! Perché il buon Cesare ha deciso di puntare tutto su Balotelli avendo due attaccanti volitivi come Toni ed Immobile ? Quest’ultimo aveva soltanto bisogno di un altro modulo e non essere impiegato assieme a Balotelli perché incompatibili tatticamente. Siamo proprio sicuri che Mimmo Criscito non avrebbe fatto comodo a questa Nazionale specie dopo aver visto all’opera quell’imbarazzante difesa ? Dopo essere stati eliminati poi abbiamo appreso che lo spogliatoio azzurro era decisamente spaccato. I cosiddetti senatori, forse, mal gradivano la presenza, soprattutto, di Balotelli e Cassano, due noti spacca-gruppo !
La lucida disamina di Buffon, dopo la delusione, era decisamente riconducibile a Mario ed Antonio. Della serie: “Attenti a quei due” o se volete: “Se li conosci li eviti” ! I veterani avrebbero preferito che il C.T. evitasse loro l’ingombrante presenza di Balotelli e Cassano soprattutto per il loro carattere particolare, ombroso e suscettibile il primo, sfacciato e dissacrante il secondo. Hanno accettato i due nel gruppo solo per amor di Patria fermamente convinti però che non avrebbero mai inciso più di tanto. Prandelli invece credeva molto nelle potenzialità del cosiddetto super-Mario ed ha voluto concedere, forse, l’ultima chance della carriera a Fantantonio, sulla scorta del suo ultimo campionato. Facendolo giocare poco, però, ha alimentato il suo magone e contribuito alla spaccatura del gruppo. Altri calciatori poco utilizzati invece si sono comportati in modo più dignitoso.
Dopo l’eliminazione abbiamo apprezzato le dimissioni di Prandelli, conscio di aver fallito. Il suo gesto acquista ancor più valore in una nazione ove non c’è cultura d’autocritica. Troppi falliscono, nessuno ammette le responsabilità. L’ex C.T. ha avuto il coraggio dell’onestà e ciò gli fa onore. Prandelli è uomo di alta statura morale alla stregua di Dino Zoff.
Questi, tecnico della Nazionale, dopo aver perso un Europeo, per mera sfortuna, preferì non replicare le critiche di Silvio Berlusconi scegliendo dimissioni e silenzio. Altra tempra di uomini. Del fallimento azzurro ora cerchiamo di salvare il meglio: i giovani ed i senatori meritevoli. Tra i veterani migliori collochiamo, senza alcun dubbio, Andrea Pirlo. La Nazionale deve ripartire dalla sua classe, geometrie e visione di gioco. Pirlo non deve abbandonare la nave in questo momento, ha una missione da compiere: far crescere i tanti giovani di cui è composta la Nazionale.
Aver dichiarato, a caldo, che intendeva ritirarsi dal team azzurro può essere ascritto alla delusione del momento. A mente serena sembra ci abbia già ripensato. La Nazionale ha ancora bisogno di lui, soprattutto per consacrare Verratti, suo erede naturale. Siamo felici se Andrea Pirlo si senta ancora parte integrante del nuovo progetto azzurro.
Annibale Nuovanno