Giustizia per Angela. La famiglia chiede che sia fatta luce su ciò che è successo

angela schiavone«Giustizia» è la parola che ricorre nelle frasi interrotte dal pianto dei familiari di Angela Sciavone, la quarantaquattrenne di Castellammare di Stabia, deceduta mercoledì mattina, dopo essere stata trasportata nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.

«Stava bene in salute», ripetono sgomenti i parenti della donna stabiese. Angela , pesava 130 chili e per dimagrire aveva deciso di sottoporsi a un intervento di “sleeve gastrectomy”.

Un intervento di riduzione dello stomaco in laparoscopia, presso Villa Bianca, a Napoli ma dopo poco più di 48ore da quest’operazione è deceduta nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cardarelli nel quale era stata trasferita d’urgenza. Sarà l’autopsia, disposta dalla magistratura, a fare chiarezza sulle cause del decesso oltre a stabilire se ci sono state eventuali responsabilità dei sanitari.

«La famiglia Schiavone – dichiara l’avvocato Roberto Ucci – chiede che sia fatta luce su ciò che è successo. Le due sorelle di Angela, il fratello e l’anziana madre sono sgomenti di fronte a quanto accaduto».

L’incubo per la famiglia Schiavone, che vive in via Panoramica ha inizio lunedì. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il trocar che consente di praticare dei fori nell’addome per l’intervento in laparoscopia – ha reciso un vano arterioso causando una lesione di 5 millimetri e la perdita di sangue. La lesione è stata sanata dagli operatori sanitari che, accortisi del sanguinamento, hanno eseguito una laparotomia per ridurla e, tramite il 118, hanno trasferito la paziente ,ancora intubata, al Cardarelli in Rianimazione dove, dopo due notti in cui si è tentato di tutto per salvarle la vita, la donna è deceduta.

«Il corpo di Angela – spiega l’avvocato Ucci – si trova presso il reparto di medicina legale del policlinico. Nei prossimi giorni, quasi sicuramente sarà disposta l’autopsia. Chiederemo la nomina di un consulente medico di parte che assista e partecipi all’esame autoptico. I familiari vogliono andare a fondo e sapere la verità. La loro speranza, in questo momento di dolore così forte è che fatti del genere non si verifichino più».

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