Nel 2011 aveva commesso due rapine ad altrettanti caseifici – uno a Pompei, un altro ad Angri – ma la sua condizione di incensurato gli aveva permesso di sfuggire alla cattura. Dopo tre anni, con le indagini ormai archiviate, un semplice controllo da parte della polizia ha permesso di scoprire che era lui l’autore di quei due colpi impuniti, il tutto grazie ad un’impronta digitale. Era stato arrestato a marzo e il tribunale del Riesame gli aveva concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Ieri mattina, difeso dall’avvocato Francesco Schettino, il 36enne Giuseppe Esposito, finora incensurato, ha patteggiato una pena di 2 anni ed un cospicuo risarcimento danni a “La Contadina” per le due rapine commesse tre anni fa. I fatti, come detto, risalgono al 2011, quando Esposito – residente a Castellammare di Stabia – mette a segno due colpi identici, alla medesima catena casearia, a due punti vendita ubicati a Pompei prima e ad Angri poi. Sembra una scia di colpi “seriali”, che in realtà si ferma lì. I filmati e le testimonianze non danno una grossa mano alle indagini che si arenano per insufficienza di prove, fino all’archiviazione definitiva del fascicolo contro ignoti aperto presso l’ufficio del pm Sergio Raimondi della Procura di Torre Annunziata.
Arriviamo al 24 marzo di quest’anno, quando il 36enne stabiese, incensurato, viene fermato dalla polizia in compagnia di due pregiudicati. Gli agenti conducono Esposito e i due in commissariato, dove effettuano l’identificazione e raccolgono le impronte digitali. Inserite nel database della polizia, scatta immediatamente l’allarme: quelle impronte combaciano per 100 punti a quelle del rapinatore seriale mai arrestato nel 2011. Scattano, così, immediatamente le manette per Giuseppe Esposito che viene riconosciuto anche dalle sue vittime. Quella ignota impronta digitale era stata inserita nella banca dati e non aveva mai trovato il “proprietario”, fino al marzo scorso. Ieri, infine, l’ultimo capitolo della vicenda, con il patteggiamento della pena e il risarcimento dei danni.
Per la Cassazione, infatti, sono sufficienti 17 punti di coincidenza per assegnare l’impronta digitale all’individuo. In questo caso, i punti erano addirittura 100, quindi per il tribunale sarebbe stato semplice condannare ad una pena maggiore il rapinatore. Giuseppe Esposito, poiché incensurato, è riuscito ad ottenere la sospensione della pena e già oggi lascerà gli arresti domiciliari.