Spaccio al Piano Napoli: 165 anni di carcere per i colpevoli

Piano Napoli Boscoreale

Per pusher e vedette del Piano Napoli arriva l’ultima sentenza di condanna in primo grado. Mentre quasi tutti gli imputati avevano optato per l’abbreviato o il patteggiamento, in 12 avevano scelto di essere giudicati con rito ordinario e per loro le pene sono state molto più pesanti che per i capi dell’organizzazione Franco Casillo e Carlo Padovani.

In totale sono 165 gli anni di carcere distriuiti dal collegio giudicante della prima sezione penale del tribunale di Torre Annunziata (presidente Barbarano, a latere Del Giudice e Della Ragione) ad Eva Costa – considerata a capo di una piazza di spaccio di Casillo e Padovani – e agli altri imputati, quasi tutti residenti nelle palazzine popolari di via Settetermini a Boscoreale. Per tutti è arrivata l’assoluzione dall’aggravante del contesto mafioso in cui, però, sono stati commessi a vario titolo i reati di associazione a delinquere, spaccio di stupefacenti e detenzione di armi. Le condanne inflitte, però, vanno considerate in continuità con la pene detentive già scontate dal 2011 ad oggi.

Per Eva Costa, il pm Pierpaolo Filippelli aveva chiesto 12 anni di reclusione con il riconoscimento delle attenuanti generiche «per aver sempre ammesso le sue colpe» in sede di interrogatorio. La pena comminata all’unica donna implicata in questa vicenda, invece, è stata di 18 anni.

Stessa pena per Gennaro Colantuono (richiesta 17) e l’idraulico Salvatore Andreassi, considerato anche dai pentiti «una persona pulita che faceva il piacere di trasportare grosse quantità di droga da una parte all’altra del Piano Napoli».

Le condanne più pesanti sono arrivate per Alfonso Bevilacqua e Rosario Pacifico: 19 anni di carcere. Per Vincenzo Romano (difeso dall’avvocatessa Rosa Settembre) sono stati comminati 16 anni da scontare in regime compatibile alle sue condizioni di salute: attualmente è già ai domiciliari. Stessa pena, ma in carcere, per Carmine Esposito. Per Giovanni Cirillo (difeso da Anna Fusco) e Carmine Zavota (avvocato Danilo Di Maio) è arrivato lo sconto sulla richiesta: 10 anni anziché i 15 chiesti dalla Dda; stessa pena anche per Sabato Ambrosio, considerato fornitore di armi all’organizzazione, capace – secondo i pentiti – di portare al Piano Napoli anche kalashnikov proposti ai capi dell’organizzazione che li acquistavano «per creare clima di terrore tra la gente del quartiere».

Per il pentito Francesco Albano è arrivata la condanna a 6 anni di reclusione, con il riconoscimento delle attenuanti generiche per i collaboratori di giustizia.

Capitolo a parte, infine, è stato riservato dal collegio giudicante a Saverio Barone, medico in servizio presso il Sert di Nola, condannato a 5 anni di reclusione. Barone è accusato di aver incassato una somma cospicua (6-7mila euro) per firmare un certificato che attestasse la finta tossicodipendenza di Padovani, così da permettergli di evitare il carcere e fingere di frequentare il centro di recupero nolano. In attesa delle motivazioni, le difese degli imputati hanno già annunciato che ricorreranno in Appello per le pesantissime condanne, sulle quali – molto probabilmente – ha avuto un ruolo importante il contesto in cui sono stati commessi i reati, ovvero un quartiere popolare, pieno di bambini (spesso coinvolti) e vicino ad una scuola dove veniva nascosta anche la droga.

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