Ma questo è solo l’epilogo di un lungo pomeriggio di passione che ha visto il primo consiglio comunale targato Uliano trasformarsi da festa in farsa, e quella che doveva essere un’elezione di prammatica diventare un affare politico delicato che ha spaccato, di fatto, la maggioranza.
Il nastro del tempo sembrava riavvolto e le immagini che scorrevano davanti ad un’aula stracolma apparivano in inquietante continuità con le ultime assise di D’Alessio, come se il suo successore avesse cominciato dal punto in cui il precedente sindaco aveva lasciato.
Scontri tra consiglieri, dissidi nella maggioranza e cittadini in protesta sono stati i momenti salienti di questo primo consiglio comunale. La sospensione dei lavori prima della votazione del presidente dell’assise si protrae ben oltre i cinque minuti richiesti, segno che i giochi all’interno della maggioranza sono lungi dall’essere fatti.
Al ritorno in aula il candidato di Uliano e co., Raimondo Sorrentino, passa alla prima conta solo per il rotto della cuffia, grazie al sostegno a sorpresa di un dissidente della minoranza, che fa da stampella a una maggioranza che alla sua prima prova rischia già una sonora figuraccia coram populo.
Alla proclamazione di Sorrentino, tuttavia, è il popolo che si ribella: i cittadini di Messigno abbandonano il Palazzo sfogando tutta la propria rabbia: “Buffoni! Questa è la trasparenza e la legalità! Il gregge se ne va, tenetevi la mandria!”
Ma lo smacco definitivo per il gruppo di Messigno arriva con la commissione elettorale: non viene eletta, a parità di voti in quanto candidata più giovane, la consigliera Sabini che commenta a denti stretti “Mi hanno fatta fuori” mentre lascia l’aula insieme al consigliere De Gennaro visibilmente alterata.
Dopo tre ore di scontri, baraonde e contestazioni il consiglio finisce. La sensazione è che si tratti di “una nave senza nocchier in gran tempesta”. Una nave che, se continua così, non andrà molto lontano.
Claudia Malafronte
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