Puc sempre più avvelenato ma… approvabile

PRIMO CONSIGLIO BOSCOREALE SINDACO ASSESSORI CONSIGLIERI PUBBLICO (2)È guerra aperta sul Puc, il Piano urbanistico comunale che a Boscoreale non si riesce ad approvare nonostante il periodo di tempo più che lungo, passato dalla sua stesura a oggi.

Il Piano, difatti, è stato messo a punto nel corso dell’amministrazione Langella. Dunque, per certi versi si è tenuto conto delle indicazioni e delle esigenze allora individuate. Fatti che l’attuale amministrazione ha ritenuto che, almeno in una certa percentuale, andassero ripensati e che perciò servisse riquadrare l’argomento. E, tuttavia, l’oggetto all’esame è troppo importante per poter sottoscrivere la sua approvazione con leggerezza. E questo perché un Piano urbanistico comunale, di una cittadina situata in una zona ad altissimo rischio (Vesuvio), deve giocoforza tenere da conto e rispettare certi vincoli e certi parametri. Ma, nel contempo, deve guardare allo sviluppo e alla crescita del proprio territorio.

Va anche considerato che una volta approvato, il Piano, deve avere uno spazio temporale certamente significativo per poter sviluppare tutte le potenzialità che in esso sono state inserite e che, allora, non si potrà rimettervi mano e ricambiarlo ogni qual volta cambiano le amministrazioni o consiglieri di uno schieramento ipotizzano che una modifica, sostanziale o meno, possa portare più acqua al proprio mulino politico, senza guardare ai benefici dell’intera comunità.

Ma c’è ancora qualche cosa che bisogna evidenziare: Boscoreale è una cittadina la cui forma nucleare è stata stabilita alcuni secoli fa. la sua crescita, in questo tempo, è stata caotica e senza alcun disegno logico. forse sarebbe meglio dire che è avvenuta in spregio alle più elementari leggi dell’urbanistica. Ad esempio, uno degli obiettivi del Puc è quello della crescita turistica, ma la cittadina appare poco appetibile. Non c’è una rete fognaria globale. E, laddove c’è, almeno in parvenza, non funziona. Non ci sono aree parcheggio. Le strade del centro storico sono difficilmente praticabili. Il pedone che cammina in via del Popolo (antica denominazione), attuale via Tenente Angelo Cirillo, ha difficoltà a camminare sui marciapiedi, spesso aree di sosta per autovetture. La pavimentazione con sampietrini rende difficile il cammino agli anziani; quasi impossibile percorrerla con passeggino, o quando piove tenere l’ombrello aperto. Le facciate dei palazzi sono a pezzi; le pavimentazioni stradali in pessime condizioni. Le evidenze archeologiche sono isolate dal contesto urbano.

Quelle storiche cittadine, non accessibili. A questo si aggiunge che l’area urbana appare sporca per rifiuti solidi urbani differenziati messi sulle strade alla rinfusa, prelevati anche a tarda ora e subito sostituiti da altri che non tengono conto degli orari di deposito. Ovviamente, a fronte di quanto segnalato, e che in minima parte costituisce, secondo i cittadini, l’elemento da andare a recuperare con azioni mirate, ci sono le grandi strategie che il Puc mette in campo, anche se per adesso con pochi fatti. Tre sono le strategie cui fa riferimento il PUC: l’innalzamento delle condizioni di vivibilità. Valida per tutto il territorio comunale. Il fine migliorare la qualità della vita dei residenti.

Tale strategia dovrà prevedere interventi che fanno riferimento alla totalità degli aspetti della vita quotidiana (dalla mobilità alla salubrità dell’ambiente, dall’accessibilità ai servizi alla salvaguardia del paesaggio); la valorizzazione delle risorse esistenti. Le risorse agricole, archeologiche e naturalistiche sono primarie. È necessario attivare processi virtuosi di conservazione e salvaguardia del patrimonio in modo da convertirlo in nuove occasioni di sviluppo economico; la vivacità produttiva.
Da realizzare attraverso la possibilità di ampliamento delle attività legate alla produzione e alla trasformazione dei prodotti agricoli e l’incentivazione delle attività legate al turismo.

Il tutto, tenendo scarsamente presente che intanto, che la mobilità ferroviaria o è stata azzerata (Ferrovie dello Stato) oppure è di difficile sfruttamento; che non esistono collegamenti veloci con le grandi arterie di fuga in caso di calamità.

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