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Ercolano: cultura, economia e imprenditoria. Il paese è alle corde

ercolanoErcolano alle corde: di chi la colpa? Questo l’interrogativo che attanaglia i giovani figli di una terra vulcanica per decenni sfruttata e abbandonata da politici e amministratori. In una sorta di eterno stallo si susseguono governi locali (più o meno animati sempre dagli stessi personaggi) il cui contributo alla causa ercolanese è da sempre unilateralmente finalizzato al raggiungimento di traguardi personali.

Il paese è alle corde sotto il profilo sia economico-produttivo che sociale: negare tale realtà equivale ad offendere l’intelligenza dei residenti. Poche manifestazioni culturali ( mal pubblicizzate tra l’altro) non bastano a promuovere l’immagine di una comunità al passo con la società civile europea. E’ assurdo parlare di gemellaggi culturali, di oasi locale per studenti stranieri quando il degrado urbano è quotidianamente sotto gli occhi di tutti. All’onesto contribuente ercolanese, demotivato nei confronti del pubblico e della politica, poco importa in realtà se alle prossime amministrative locali vincerà il consigliere comunale del Pd Ciro Buonajuto, l’assessore Antonello Cozzolino o l’assessore uscente Antonio Liberti ne l’eventuale ricandidatura dell’attuale sindaco Vincenzo Strazzullo.

L’importante è che questo futuro nocchiero sappia realmente risollevare l’immagine e la credibilità di un contesto urbano in cui sono veramente in pochi a credere ancora. Tra pseudonimi relativi a personaggi politici di rilievo e intese sotto banco la città agonizza sotto gli occhi colpevoli di chi non muove un dito per arginare il mare di guano che soffoca una delle perle più rappresentative dell’hinterland vesuviano. Sarebbe ora di porre fine alle passerelle politiche che poco o nulla hanno apportatori costruttivo al paese, agli inutili sermoni di piazza e soprattutto al qualunquismo spicciolo che vuole Ercolano ostaggio perenne di casati animati nell’insieme da “migliaia di voti” e quindi sistematicamente in grado di fare il bello e cattivo tempo in città. Perché sia chiaro: alle urne contano i numeri e non i sia pur nobili propositi di qualche neo salvatore della patria.

Alfonso Maria Liguori

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