Terme di Stabia, i sindacati rigettano il concordato

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«Rigettiamo completamente il piano di concordato». È questo il parere unitario dei sindacati della partecipata in liquidazione Terme di Stabia che pochi giorni fa si sono riuniti per fare il punto della situazione e lanciare una provocazione: «Diremo sì solo in presenza di una polizza assicurativa. Se il progetto fallisce, almeno otterremo un indennizzo economico». I lavoratori ad ottobre saranno chiamati ad esprimere il proprio giudizio sul piano dell’amministrazione comunale a cui il Tribunale di Torre Annunziata pochi giorni fa ha dato il via libera per evitare il fallimento della municipalizzata. I termali rappresentano circa il 47% del totale dei creditori che avranno la facoltà di esprimersi in merito al concordato che, se approvato, nel 2015 porterà l’Ente comunale ad elaborare il bando per la privatizzazione di Terme di Stabia spa. Se il piano sarà respinto dalla maggioranza dei creditori, invece, la società sarà dichiarata fallita.

«Stanno spostando ancora una volta su di noi – ha detto Luigi Natale della UilTucs-Uil – tutta la responsabilità del futuro di Terme. Ci chiedono ancora di fare delle rinunce, ma se accettiamo non ci saranno vantaggi». Per i lavoratori, infatti, il concordato rappresenta un piano lacrime e sangue che prevede l’investimento di un imprenditore privato per recuperare parte dei crediti maturati. «Se l’area delle Terme deve diventare un campo di battaglia – ha affermato Salvatore Suarato della Fisascat-Cisl – noi lotteremo. Vogliamo che si tutelino le maestranze e le duecento famiglie dei termali». I sindacati hanno sottolineato come negli ultimi anni i lavoratori hanno saputo mantenere «viva» l’azienda dopodiché si sono visti presentare «un progetto virtuale, dove non c’è niente di concreto».

Dunque, diversi lavoratori, come hanno spiegato i rappresentanti della Filcams-Cgil, si sono attivati per rivalersi sull’Ente comunale in quanto «unica via per vedersi riconosciuti gli stipendi arretrati», ma non solo. I sindacati hanno anche intenzione di trascinare in Tribunale i vertici di Palazzo Farnese per la mancata tutela del patrimonio termale. Solamente ieri, infatti, dopo un lungo periodo in cui il complesso «nuovo» è rimasto chiuso e alla mercé di vandali e ladri, sono cominciati i lavori di messa in sicurezza finanziati dalla Regione Campania. «Non abbiamo capito – ha continuato Natale – perché i lavori sono cominciati sul Solaro e non al complesso ‘antico’ a cui manca solo il collaudo per poter aprire. Forse non c’è la volontà di attivarlo per cominciare a lavorare». «Il concordato è irricevibile – ha concluso Felice Celoro di Confsal-Fesica – e contiene molte beffe oltre ai danni. Una di queste è l’inserimento delle somme che spettavano ai trenta lavoratori che ad ottobre, novembre e dicembre 2013 sono stati richiamati in servizio per ‘salvare’ le convenzioni sanitaria con l’Asl Na3 Sud».

Francesco Ferrigno

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