Lo hanno arrestato appena un momento prima che facesse perdere le sue tracce. Alle 20 e 10 di sabato 16 agosto, Aldo Gionta si trovava al porto di Pozzallo (Ragusa) e stava per imbarcarsi su un aliscafo diretto verso Malta.
In possesso di una carta d’identità falza, “il poeta” aveva con sè anche 1.000 euro in contanti. Forse il boss dopo Malta aveva intenzione di proseguire per il Nord Africa. Con lui tre persone, un 23enne e una 32enne di Torre Annunziata, e una 38enne di Sant’Antonio Abate, che sono state arrestate per favoreggiamento personale, provvedimento emesso a loro carico dal sostituto procuratore di Ragusa, Angela Messina. Per i tre accompagnatori si attende il rito direttissimo, mentre per Aldo Gionta si sono aperte le porte del carcere di Siracusa.
Dalle indagini dei militari dell’Arma è emerso che “il poeta”, durante i suoi spostamenti, si camuffava con occhiali da vista e parrucche, arrivando anche a travestirsi da donna per sfuggire alla cattura.
Il boss era latitante dallo scorso 5 giugno quando era sfuggito a un blitz delle forze dell’ordine a Torre Annunziata che portò alla cattura di dieci affiliati. Il clan Gionta negli anni Ottanta era alleato ad alcune cosche di Cosa Nostra operanti in provincia di Palermo e avevano combattuto, alleati dei Nuvoletta, contro la Nuoca camorra organizzata di Raffaele Cutolo.
La passione per la “scrittura” del “poeta” era costata cara anche a un cantante neo melodico Tony Marciano, arrestato a luglio di due anni fa in un’operazione dei carabinieri contro il traffico di droga, e considerato vicino al clan di Torre Annunziata. Secondo gli inquirenti nei testi delle canzoni del neomelodico torrese erano stati inseriti alcuni messaggi scritti da Gionta. In particolare sembra che i testi del “poeta” siano nella canzone Nun Ciamma Arrennere. Nel brano che incita a non arrendersi il cantante accusa i collaboratoti di giustizia, ma il latitante protagonista della storia assicura che i pentiti non gli faranno perdere la dignità.